“Con la macchina migliore si ha il pilota migliore” questa la sintesi di un discorso fatto di recente da uno dei top manager della F.1. Nulla da eccepire ma nello stesso tempo si può interpretare la “sentenza” come una decisa mortificazione dell’aspetto umano nelle competizioni di F.1.
In effetti se si guardano i tempi recenti si nota come si sia vissuti in periodi in cui a dominare con continuità nel tempo siano state certe espressioni tecniche e nell’ambito di queste espressioni si siano inseriti tre capisaldi: Michael Schumacher in Ferrari all’inizio del millennio, Sebastian Vettel Red Bull, a seguire, ed infine Lewis Hamilton con Mercedes in cui inserire anche Niko Erik Rosberg, già dimenticato dalle genti.
In pratica si può definire che poi, oltre all’aspetto predominante dei livelli di competitività di certe ere tecniche nelle squadre top, vi è quella parte di coefficiente, per arrivare quel 100% che forma la vittoria finale, in cui il pilota ci mette del suo, sia per sviluppare nella direzione migliore la base di un progetto, sia per metterci del suo lasciando una certa percentuale, neanche troppo minimale, legata alla strategia che viene sviluppata durante l’evolversi di una gara.
Pilota e strategia di gara sono quelle che si potrebbero definire le ciliegine sulla torta dell’intera impostazione di una stagione agonistica. Vivono in simbiosi in quanto certe strategie si possono concretizzare nel risultato finale, solo grazie alle capacita di saperle sfruttare da parte del pilota, per cui sono ipotizzate e personalizzate.
Se dovessimo prendere per oro colato il concetto iniziale si può azzardare che Hammer Hamilton sia “predestinato a rincorrere il 7° sigillo iridato <vendo come out sider di lusso Verstappen, per Red Bull, e l’accoppiata Leclerc Vettel per la Ferrari. Tutto dipende da quale può sbocciare con i “galloni” della monoposto migliore tra il prossimo mese di febbraio, nei 6 giorni suddivisi in due gruppi di test di sviluppo e nei mesi di marzo – aprile con il primo poker di gare iniziali.