C’è un errore di fondo quando si parla della riduzione dell’inquinamento per quanto riguarda l’auto elettrica.
La riduzione in oggetto è quella che si ha nel punto in cui la vettura viene usata ma si deve tenere conto di alcuni fattori che sono poi quelli che emergono per poter disporre dell’auto elettrica a casa nostra.
Per prima cosa bisogna analizzare la fabbricazione delle batterie.
Una fabbricazione che ha un livello di emissioni nocive talmente alto che per avere un equilibrio effettivo globale bisogna che la stessa auto percorra una distanza compresa tra i 50.000 ed i 100.000 Km., senza richiedere la sostituzione della batteria, prima che questa tipologia di emissioni sia equilibrata e diventi risparmiosa a fronte di quanto emesso dallo scarico una vettura analoga e spinta da un motore termico.
Il parametro di confronto prevede il “pareggio” solo dopo 10 anni in cui la vettura con motore termico abbia percorso tra i 15 ed i 30 km al giorno, per tutti i 365 giorni all’anno.
A seguire e questo è il mistero tutto da scoprire è la garanzia di utilizzo nel tempo di una batteria, che quindi deve durare almeno 10 anni, e nello stesso tempo quanto richiesto, a livello d’inquinamento, per il loro successivo smaltimento e recupero.
Infine veniamo al “carburante”, ovvero l’energia elettrica che è necessario “inserire” nelle batterie per consentire alle stesse di dare energia ai motori.
Con l’incremento nella presenza di vetture “elettriche” nel parco circolante si concretizza un incremento della produzione di elettricità necessaria.
Questo anche se la funzione di ricarica può avvenire di notte, per le vetture utilizzate in un ambito non molto distante da quello cittadino, quando il consumo generalizzato di corrente per il fabbisogno quotidiano diminuisce.
La fornitura di questo “eccesso” di nuova corrente necessaria deve però essere legata ad un origine “ecologica” altrimenti, sempre all’origine, si ha un incremento delle emissioni nocive globali.
Quindi un incremento della CO2 e della temperatura globale.