Modena: Quando in Italia vi erano solo 2 autodromi permanenti, quello di Monza e quello di Modena, la pista, che faceva da corollario al campo volo, a fianco della Caserma dell’8° campale, era al centro di un intensa attività di sviluppo, in particolare nel settore motociclistico. Il 19 marzo, la festa del papà cancellata dal candario, a Modena si correva una gara equivalente ad una anteprima del Campionato del Mondo di Motociclismo, anche se la sua “titolazione” non ha mai superato quella di Campionato Italiano. Era la gara di apertura della stagione e nessuno avrebbe mai pensato di disertare questo appuntamento. Quello in cui, dopo il lungo lavoro invernale, che aveva come riferimento proprio la pista di Modena a tutto favore di ristoranti ed alberghi, visto che allora le Hospitality in pista non si sapeva cosa fossero , era il momento di scoprire le carte degli avversari. Fare un primo confronto per capire il limite minimo di competitività raggiunto. Tutte le classi erano al pronti via; dalla 50, per salire alla 125, 250, 350 e 500. Classi che erano legate alla suddivisione commerciale dei prodotti da strada. Alcune classi:250, 350 e 500 vedevano poi confrontarsi gli stessi piloti con gli stessi mezzi meccanici suddivisi nell’ordine. Di solito dopo la 125 si correva la 350 e la 250 faceva da damigella d’onore alla 500. L’ appuntamento di Modena era sempre di grande interesse perché allo schieramento non mancava nessuno dei nomi più altisonanti del motociclismo. Per fare un termine di paragone, nelle moto vi erano schierati i marchi equivalenti alle attuali: Yamaha, Honda, Suzuki e Ducati. Per i piloti: Rossi, Lorenzo, Marquez, Iannone, Vignales. Nell’organizzazione si alternavano di anno in anno, il Moto Club Uisp ed il moto Club Libero Borsari. Una significativa rappresentanza di due schieramenti politici in antitesi tra di loro e spesso la cosa ha portato ad avere quei problemi che poi hanno progressivamente portato all’oblio dell’impianto. Tanto per fare un esempio: il potare i cespugli di robinie o estirpare la gramigna, che solitamente infestavano i gradoni in terra battuta, non erano o erano un problema quasi insuperabile, dal punto di vista “ecologico”. La stessa tribuna centrale, i box ed il paddok erano oggetto di attenzioni molto differenti da parte delle commissioni chiamate a definire l’agibilità dell’impianto per il pubblico, con qualche limitazione di troppo.
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