Il rag. Benzi amministratore dei beni personali e unico vero braccio destro di Enzo Ferrari aveva ottenuto una linea diretta, dall’allora sindaco di Modena Alfonsina Rinaldi, per far si che una sola persona all’interno dell’amministrazione comunale avesse i pieni poteri decisionali per far si che i funerali di Enzo Ferrari avvenissero nella massima riservatezza.
Una firma sola sugli atti necessari al caso.
Pieni poteri su tutto per far si che il funerale fosse strettamente privato.
E’ stata la riposta del Grande Vecchio, l’ultima volontà, a quello che era stato il comportamento, in generale, della sua città nei suoi confronti, finché era stato in vita.
Un contrasto continuo, con tante cose che gli furono negate.
Una su tutte la realizzazione all’autodromo di Marzaglia di cui aveva una impellente necessità per sviluppare le sue monoposto che non trovavano nel vecchio aerautodromo le necessità del caso.
Il progetto era stato realizzato dall’ing. Ugo Cavazzuti che avrebbe dovuto diventare non solo una pista per sviluppare i prototipi, organizzare le competizioni mondiali a 360°, compreso l’alterego made in Modena della 500 miglia di Indianapolis.
Doveva anche essere un polo altamente tecnologico dotato delle più sofisticate, per allora, tecnologie di caso, della Galleria del vento, alle sale prove motori, a quelle per le lavorazioni dei materiali di origine aeronautica.
Ma ritorniamo a quella mattina del 15 agosto, anche se sono in molti pronti a scommettere che il vero decesso era già avvenuto parecchie ore prima, una manciata di collaboratori, ne furono esclusi anche di quelli allora molto importanti a fianco di Ferrari proprio per evitare che vi fossero fughe di notizie.
Tutto organizzato con micrometrica precisione, a fianco della famiglia.
Uscita dal cancello laterale del palazzo di P.le Garibaldi, in via Andreoli dove da qualche giorno era stata assolutamente interdetta la sosta, per far si che da P.le Garbeldi non si notassero quei movimenti sia pure ad un orario abbastanza strano.
Il corteo, grazie anche al traffico nullo della prima mattinata del giorno di Ferragosto, raggiunse velocemente l’edicola della famiglia Ferrari all’interno della parte monumentale del cimitero di San Cataldo dove già giacevano le salme della moglie Luara e del figlio Dino.
Orario impossibile per un funerale di gente comune, quasi l’alba appunto, ma chi di potere. rispose alla perfezione alle ultime volontà di Enzo Ferrari.
Un volere che la città gli doveva
Che qualcosa di strano fosse successo lo lasciò trapelare la presenza davanti al Caffè PELLIN di piazzale Garibaldi, già prima delle nove di Scaglietti, Benzi ed i pochi altri ammessi al commiato già di ritorno dell’estremo saluto.
L’annuncio ufficiale in una sorta di edizione straordinaria di tutti i telegiornali e radio giornali delle ore 13 di una torrida giornata in cui gli italiani si godevano le meritate vacanza al mare. Una notizia in mondo visione che a Maranello fu annunciata dallo scampanio a morto di tutte le campane del paese.
Oggi un Enza Ferrari decantato, osannato una palestra per l’esibizionismo personale dei “potenti” di oggi per occupare i giornali ed i social, almeno a livello locale.
Vere lacrime di coccodrillo.