Sono stati 30 minuti molto intensi quelli in cui l’Ing: Gian Paolo Dallara, in occasione della manifestazione Motor1days, ha parlato dell’automobile di ieri, oggi e domani.
Domani, tra 10 anni, perché: “il domani dell’oggi è già un ieri l’altro per la velocità con cui si evolve la tecnologia di settore.”
Se non fosse stato per cercare di rispettare il programma, che prevedeva anche altri ospiti, si sarebbe potuto raddoppiare in un 30 + 30 e tutto sarebbe scorso come un fiume impetuoso, da seguire in un rafting.
Parole chiare, comprensibili a tutto il folto auditorio, silenzioso, attento, tutti i cellulari silenziati. Tutte le parole in italiano, ognuna con il significato di una frase completa.
Il mondo dell’auto iniettato direttamente in vena. Ogni argomento, specialmente quelli proiettati al futuro, tutto a ruota libera dalla a alla z, un mattatore alla Vittorio Gasmann.
Il mondo delle competizioni sorvolato a volo d’uccello, quando in ogni fine settimana sono quasi 300 le vetture da competizione Dallara che scendono in pista.
“Il motorsport deve evolversi ritrovare un contatto maggiore con il pubblico, per fortuna che in Italia abbiamo la Ferrari, altrimenti. La Formula E è una tipologia di gare che ha la sua massima espressione nei circuiti cittadini, non le vedo a Monza anche per le velocità ridotte. Sono un forte incentivo alla propaganda mobilità elettrica.”
Ma quello che è risultato più interessante è la sua conoscenza delle cose più avanzate nonostante i suoi 82 anni che lo portano al lavoro da Parma a Varano de Melegari dove ha la sede il suo centro tecnologico di base ad altissimo livello mentre un distaccamento ha la sede in America, dove se non ad Indianapolis, per seguire da vicino le sue F.Indy e l’evolversi delle cose.
Dice chiaramente di essere aiutato nell’essere tecnologico dai suoi dipendenti che vuole giovani capaci e motivati e dai nipoti. Giovani con cui ama confrontarsi in ogni momento del suo lavoro. Due figlie laureate in Ingegneria di cui la più giovane esperta in gestione industriale è mancata troppo presto.
Dalla fluidità di come parla si capisce la presenza e freschezza mentale.
” Ho appena parlato con uno dei miei nipoti che ha un app che gli fornisce in diretta i dati delle emissioni della CO2 per ottenere 1 chilowatt ora di energia. Nei singoli paesi. Mi ha detto che in quel momento l’automobile stava inquinando per il 15% dell’inquinamento globale sulla terra, che nel nord Europa le emissioni sono bassissime, a doppia cifra, mentre in Italia sono a 320 gr di CO2 emessa per chilowatt ora. Molte meno in Spagna dove hanno molta energia di origine eolica ed in Francia dove però la produzione deriva dal nucleare.”
Quando inizia a parlare dell’elettrico si intuisce che per i prossimo futuro veda la soluzione più attuale nell’ibrido. Parlare di Full electic significa intuire che, se non si inquina dove si usa l’auto, bisogna individuare il livello d’inquinamento all’origine dell’energia e come questa viene generata.
“Se si usa il carbone o i combustibili come il petrolio allora la soluzione finale del problema sarà minima. Bisogna trovare fonti di generazione dell’energia elettrica che abbiamo un impatto minimo.”
Parlando della guida autonoma la vede come un sussidio avanzatissimo delle guida in cui l’uomo è sempre padre padrone
“La guida autonoma deve essere ancora molto sviluppata. A Parma in Università hanno realizzato un mezzo in grado di andare da Parma a Pechino. Lo stesso mezzo, allo stato dell’arte attuale, se lo mettiamo nel rondò del campus universitario nell’ora di punta diventa un ostacolo al resto della circolazione perché viene “bersagliato” da situazioni troppo intense.Che gli sono difficili da gestire. Reputo che la guida autonoma deva essere il supporto massimo alla guida dell’essere umano per correggere in tempo utile gli errori per sollevarne la stanchezza sulla lunga distanza che è una delle cause degli incidenti. La macchina del futuro deve essere quella con cui si può provare e trovare il piacere della guida nel fine settimana andando a cimentarsi sulla Cisa o sul Bracco per andare a fare una mangiata di pesce al mare. Per il giorno di lavoro è tutt’altra cosa.”
Lui padre di un icona dell’automobilismo come è stata la Miura, che in Lamborghini vorrebbero replicare in chiave moderna con lo stesso e difficile appeal, riconosce come quella sua creatura fosse “criminale” a fronte della sicurezza garantita dalle vetture attuali
” Una sicurezza che non è ancora sufficiente per ridurre drasticamente il numero dei decessi sulla strada, è qui le la guida “autonoma” dovrebbe essere di supporto. La “mia” Miura aveva il serbatoio del carburante davanti ai piedi dei passeggeri, come pure la batteria ed il piantone dello sterzo in pezzo unico tra cremagliera e volante, come allora era tradizione, pronto a trafiggere lo sterno del guidatore in caso di incidente. Lo stesso rapporto della sicurezza per le vetture da competizioni di quegli anni e quelle di oggi su cui lavoriamo con il massimo impegno.”
Oggi Dallara ha replicato l’idea della Miura in chiave moderna realizzando una GT da costruire in 600 esemplari nei prossimi 5 anni, tenendo presente gli aspetti fondamentali e caratteristici di un automobile nel suo rapporto con l’inquinamento.
Un 30% è da imputare al peso, un’altro 30 % al rotolamento meccanico, un 30% all’aerodinamica.
La sua GT è leggerissima sotto i 900 kg. nasce barchetta, da guidare con il casco integrale, e trasformabile in Gt con un “tetto” rappresentato dalle due portiere incernierate in centro in quanto per salire bisogna “saltare” un alto brancardo laterale, in pezzo unico per proteggere i passeggeri dalle intrusioni laterali, Motore posteriore ad alta efficenza come pure lo sviluppo dell’efficenza aerodinamica di 2,5 volte migliore di una berlina tradizionale.
“Abbiamo messo nella sua progettazione il massimo delle ultime conoscenze che oggi sono già superate in assoluto non nel relativo dei vari brevetti che potranno essere utilizzati ed applicati nella prossima industria automobilistica per ottenere pesi molto ridotti. Nella progettazione abbiamo pensato alla riutilizzazione delle fibre che la compongono. In quelle utilizzate per realizzare la scocca con tecnologia inedita il 30% di quelle utilizzate fa già parte del riciclaggio di altre lavorazioni con scarti maggiori ed ancora molto legati alla manualità, quindi costose per i tempi di realizzazione.”
La Dallara e Varano de Melegari si possono definire la nuova Capitale dell’Automobilismo visto il livello delle tecnologie che vi sono sintetizzate.Un miracolo nato nel 1972 e che Gian Paolo Dallara spinge flat. Tanto che è diventata la “capo fila” cui fare riferimento per tutte quelle che sono le iniziative relative all’automotive di ognuna delle Università presenti nella Motor Valley,e che si occupano dell’automobile.