Il caro vecchio “teorema di Pitagora” sancisce che la lunghezza della somma dei due cateti è superiore della lunghezza della loro ipotenusa. La mancata applicazione di questo teorema, conosciuto da tutti, comporta che per andare dal punto A ad un punto B, se non lo si può fare in linea retta, l’ipotenusa in questo caso, ove possibile, significa percorrere una lunghezza maggiore e quindi avere un consumo maggiore di tutte quelle che sono le componenti in usura di un mezzo di trasporto: motocicletta, automobile, autobus e camion.
Questa maggiore distanza da percorre è equivalente ad un incremento nei consumi di carburante e del livello per gli inquinanti immessi nell’atmosfera. C’è un punto della città in cui il traffico è solitamente molto caotico, anche in funzione di un via vai di pedoni che attraversano sul pedonale con semaforo all’inizio di V.le Crispi. V.le Crispi è l’ipotenusa di un triangolo rappresentato dal tragitto effettivo compiuto dai mezzi di trasporto pubblico di Seta che percorrono due cateti:un tratto di V.le Monte Kosica, prima di svoltare a destra per percorrere tutta via Galvani e raggiungere piazza Dante dove è presente l importante Hub dei trasporti locali in connessione con il resto del mondo: la stazione delle Ferrovie dello Stato
I due cateti hanno di per se stessi una percorrenza che è decisamente superiore a quella dell’ipotenusa.
Basta guardare la mappa satellitare in allegata.
Con un intervento di viabilità, che riguarda l’attuale zona pedonale di Piazza Dante, non invasivo più di tanto e con costi, compresi gli extra di legge in questi casi, non elevatissimi, con la sola necessità di spostare alcune panchine di solito mal frequentate.
Gli autobus, che sono i mezzi inquinanti, potrebbero continuare dritto per dritto per v.le Crispi sino ad arrivare in Piazza Dante e decelerare solo per immettersi nelle corsie delle pensiline direttamente, con una traiettoria d’inserimento decisamente migliore, senza fare manovre particolari ed anche pericolose, come avviene oggi.
La realtà dell’oggi, invece, dopo aver percorso l’iter delle linee ripetutamente è questa.
Dopo aver accelerato, per i mezzi che arrivano dalla rotonda d.P,le Natale Bruni, e sempre che il semaforo sia verde, altrimenti vi è un’altra decelerazione e ripartenza, i mezzi devono decelerare per svoltare a sinistra in Monte Kosica.
A seguire: accelerare di nuovo per qualche decina di metri, per raggiungere la fermata a richiesta per carico e scarico passeggeri situata a metà tragitto, quindi frenare per fermarsi.
Poi bisogna riaccelerare di nuovo in partenza da fermo, per raggiungere il semaforo e la svolta a destra in via Galvani.
Se il semaforo è verde basta solo decelerare, svoltare, accelerare di nuovo sino ad arrivare a Piazza Dante, altrimenti si riparte da fermo.
Arrivati in Piazza Dante l’inserimento nelle corsie delle pensiline non è il massimo della semplicità. Una manovra che richiede un mix tra frenate ed accelerazioni
Tutto questo accelerare e decelerare non è altro che: immettere inquinanti nell’aria, da aggiungere comunque a quelli dovuti per la maggiore distanza da percorrere.
Rimarrebbe inalterata la linea elettrica di alimentazione dei filobus che comunque sarebbe opportuno sostituire con la più recente tipologia di autobus elettrici che in molte città del nord Italia, vedi Torino, hanno già fatto la loro comparsa. Hanno percorrenze, senza necessità di ricarica, che sono decisamente superiori alle percorrenze medie nel lavoro giornaliero all’incerto di una città ed il tempo per la sosta notturna è più che sufficiente per il ricarico totale delle batterie. I bus elettrici non hanno vincoli di spazi nei movimenti sulle strade.