Il caleidoscopio delle idee è il padrone nella F1 attuale ed in particolare in questo inverno, sino almeno all’inizio delle ostilità su pista a fine febbraio. Parafrasando una celebre frase del passato “gli è tutto da rifare”. Questo è almeno il concetto che si sta facendo l’uomo della strada nel leggere i resoconti, più o meno romanzati, delle dichiarazioni che partono come bordate dalla parte di Liberti Media, che ha acquistato i diritti del sistema da Bernie Ecclestone, con immediata risposta da parte di coloro che oggi, almeno in parte, tra i componenti dello schieramento di partenza si definiscono “costruttori”. Una definizione che oggi ha ragione di essere mentre in passato ha spesso e solo rappresentato uno sparuto manipolo di monoposto, mentre tutto il resto faceva parte dei “garagisti” inglesi come li appellava Enzo Ferrari. Garagisti che si affacciavano sull’aftermarcket ed erano in grado di allestire una monoposto con motori, cambi, trasmissioni dischi freno e cerchioni “unisex”.
Monoposto che erano spesso e volentieri il sinonimo di insicurezza assoluta, anche per l’incolumità del pilota, nella ricerca disperata di risparmi nei pesi minimi.
Da una parte i costruttori veri, stanno difendendo, non solo le rendite di posizione economiche, ma anche il concetto tra il rapporto tecnologico delle soluzioni ibride più avanzate in funzione di un loro trasferimento nella produzione di serie quando gli sviluppi futuri nei paesi che non costruttori nazionali e che stanno prendendo delle soluzioni di chiusura assoluta nei confronti dei motori alimentati da idrocarburi, per limitare le immatricolazioni alle sole vetture ad inquinamento zero con un particolare risvolto all’alimentazione elettrica che ha già trovato un riscontro grazie alle nuove strutture necessarie e diffuse ad ampio raggio.
D’altronde, se si guarda lo sviluppo delle power unit più recenti, che sono disponibili sul mercato a 15 milioni di euro, si scopre che, con potenze prossime o superiori ai 1000 cavalli, e percorrenze minime oltre i 7000 chilometri per il prossimo anno, il rendimento del motore endotermico è salito al 50% nel confronto con il carburante disponibile, a fronte di percentuali quasi “dimezzate” per quelli che sono d’utilizzo stradale quotidiano .
Nel caleidoscopio delle idee per le nuove frontiere d’immagine nella F1, si parla di limitazioni dei motori, di unificazione nell’utilizzo di molte componenti, sullo stile di quello che avviene per i pneumatici, delle donne presenti sullo schieramento di partenza da eliminare, della necessità di adeguare l’aspetto estetico funzionale e d’immagine delle infrastrutture per i tracciati più datati, ma tecnologicamente più avanzati anche per il gradimento dei piloti, quelli bravi, ovviamente e non solo dotati di “valigia cash” e per la presenza del pubblico.
Nessun riferimento alle limitazioni degli sviluppi aerodinamici che hanno delle prospettive di costi di studio e sviluppo che sono a livelli inenarrabili. In questo settore si è solo attenti a cercare che l’utilizzo di certi materiali non consentano di ottenere maggiori limiti di flessibilità che consentano di migliorare le prestazioni andando a creare delle turbative aerodinamiche. Turbative che hanno lo scopo di aiutare il rendimento di chi si trova in testa e “corre” in aria pulita e stazionaria a fronte, invece, di chi si trova ad inseguire e se la deve vedere con turbolenze appositamente studiate per vanificare il lavoro di studio fatto alla galleria del vento.
Altra ed ultima nota quella relativa alla sempre minore opportunità degli sviluppi in pista, in prove private, che potrebbero invece costituire un buon viatico per addestrare le nuove leve di piloti che possono arrivare in F1 anche quando non hanno ancora la patente per guidare un automobile su strada.