Nella seconda metà degli anni 70 a Finale Emilia si tenne un incontro dibattito avente come discorso di base il futuro dell’alimentazione dei motori a scoppio e quelli che sarebbero stati i carburanti alternativi del futuro per ridurre le emissioni inquinanti. Un incontro dibattito quanto mai interessante che fu organizzato dall’Ansa Marmitte che in quel stava mettendo a punto le marmitte catalitiche con cui equipaggiare le Ferrari da esportare in California, primo stato degli USA ad applicare ferree limitazioni per ridurre gli effetti negativi dei carburanti addizionati con un composto del piombo, ed in Svizzera che stava emanato leggi altrettanto severe sia pure con qualche distinguo tecnico.
Il dibattito era ampliato anche a tutto il mondo del trasporto su gomma compreso quello commerciale ed in particolare per quello urbano che stava vivendo una evoluzione, dall’elettrico Tram e Filobus, a quello a combustione, nella necessità di servire aree sempre più vaste delle città in espansione territoriale, con una maggiore libertà di movimento immediata.
Presenti i responsabili tecnici delle maggiori aziende di trasporti locali, emerse quella che era la realtà dei fatti nella limitazione di movimento dei tram ma anche delle linee filoviarie, anche se queste ultime erano più semplici da realizzare nei tempi e nei costi.
Con questi responsabili si parlò molto delle alimentazioni alternative al Gasolio visto che i volumi dei mezzi consentivano una più facile collocazione delle bombole per lo stoccaggio in forma liquida di gas compressi.
Benzina senza piombo, l’attuale Verde, Gasolio, Metano, Gpl i carburanti che furono al centro del dibattito per valutarne i pro ed i contro, nonché l’evoluzione tecnologica necessaria per la progettazione e l’allestimento dei nuovi motori destinati a diffondere la mobilità motoristica delle 4 ruote. Essendo l’Ansa Marmitte specializzata nella produzione di impianti di scarico e correlate marmitte atte a migliorare le prestazioni tradizionali, la stessa dimostrò quali erano le opportunità per limitare l’emissione in atmosfera dei residui più “corposi” della combustione. Si fecero anche alcuni accenni all’auto elettrica che allora era in netta sofferenza per la mancanza di adeguate opportunità di immagazzinare energia a fronte dei volumi e dei pesi degli accumulatori stessi e delle percorrenze possibili. Le full cell erano ancora un po’ troppo “sperimentali” come pure l’utilizzo di altri gas di costosa produzione e di difficile stoccaggio per il trasporto come l’idrogeno.
Già allora, per il trasporto pubblico in città, nonostante l’automobile non avesse ancora raggiunto lo sviluppo attuale, sussistevano i problemi nella gestione economica del servizio. Il rappresentante del trasporto pubblico di Modena fece presente che non esisteva una politica di servizio e di tragitti sviluppati al futuro. Ovvero, in pratica il servizio vedeva di programmare la frequentazione di un nuovo quartiere solo dopo che nello stesso erano andate ad abitare un certo numero (alcune centinaia) di famiglie. La sua teoria, invece in un confronto con i vertici, avrebbe voluto che il mezzo pubblico cominciasse a frequentare il nuovo rione o quartiere già dalla presenza delle prime case per abituare i cittadini alla presenza ed all’abitudine del suo utilizzo.
Oggi, ad oltre 40 anni di distanza sullo stesso argomento, si svolge a Roma la “72a Conferenza del Traffico e della Circolazione” che ha lo scopo di dibattere sul futuro delle alimentazioni con cui muovere le vetture. Segno evidente che quanto fatto allora, in un piccolo ma ingegnoso paesino di provincia, non ha avuto il seguito che sarebbe stato necessario dare ed avere da parte del potere costituito, dei produttori di carburanti e dei costruttori di automobili. Da allora ad oggi, dando maggior seguito a quelle esperienze si sarebbero raggiunti risultati migliori nella presenza degli inquinanti nell’aria senza dover ricorrere ad azioni di forza nella limitazione el traffico.