E’ cominciato male quest’anno con la scomparsa di “Mani d’Oro”, alias Umberto Benassi, una delle colonne portanti della Ferrari dell’epoca storica della F.1 di Maranello, quella di Enzo Ferrari da cui era accomunato dall’essere registrato il giorno dopo quello della effettiva nascita per neve, nel gennaio 1947. Uno di quei meccanici che era in grado di creare dal nulla qualcosa di vincente, senza la necessità di una sostituzione con qualcosa di ricambio.
Proprio a questa sua capacità manuale e di esperienza si deve la prima vittoria del cambio elettro attuato che, dopo essere stato “inventato” da Mauro Forghieri nel 79 rimase nel “pensatoio” delle memorie Ferrari, e fu portato in pista da Mansell per il progetto della vettura di John Barnard grazie all’utilizzazione di quelle valvole Moog che “furia” non potè utilizzare perché ritenute da Ferrari troppo costose.
L’utilizzo di quella novità, che ha aperto un futuro della F.1, era però limitato ed incerto dal funzionamento di queste valvole che risentivano degli sbalzi di energia elettrica fornita dall’alternatore che si surriscaldava per scarso raffreddamento.
“Mani d’Oro” proprio per le sue capacità intellettuali e manuali creò, motu proprio, due minime orecchie a prendere aria nella zona della “coca Cola” e grazie alla presenza di due tubi flessibili, potare l’aria a raffreddare il fornitore d’energia elettrica che era posizionato nella zona più calda della monoposto.
La soluzione portò alla clamorosa vittoria e quando Barnard scopri quello che era stato fatto, senza che gli fosse stata chiesta l’autorizzazione, invece di lodare questa iniziativa, andò su tutte le furie incrinando in modo insanabile il rapporto personale con “Mani d’oro” che era stato il vero artefice di questo successo che ha fatto la storia nella F.1.
Uscito dalla Ferrari F.1 ha poi continuato a mantenere dei contatti diretti con le competizioni, come consulente, a vario livello in quanto le competizioni erano parte fissa nel suo DNA.
Nonostante il suo fisico massiccio non è riuscito a sconfiggere l’ultima fase di una malattia che lo ha portato via agli affetti della famiglia ed al rispetto degli appassionati.