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Ma quanto mancano i test di sviluppo in pista

La Ferrari,nei tempi in cui domina a mani basse il mondiale di F.1, aveva sviluppato un modo di concepimento tecnico della monoposto che era basato proprio sul lavoro in pista che è l’unico che dà delle garanzie di successo senza algoritmi od interpolazioni.

I progettisti sapevano per filo e per segno quelle che erano le corrispondenze del loro lavoro e quindi avevano delle indicazioni precise su quelle che erano le attese e quello che era il risultato effettivo. Le correlazioni.

Da quando i test privati sono stati proibiti, anche in funzione di un calendario di appuntamenti in gara che è quanto mai pressante, ci si è dovuti affidare a quelle che sono le risultanze che vengono trasferite dalla galleria del vento tramite il simulatore per cui in questa stagione, in particolare, si è assistito a degli sviluppi “teorici” che poi in pista non hanno trovato quanto aspettato ed i piloti si sono trovati ad avere delle sensazioni che non davano loro la tranquillità e fiducia necessarie per poter affrontare ogni singolo tratto con la fiducia necessaria, ovvero senza amare sorprese.

In tutto questo si è reso necessario provvedere ad uno sviluppo di alcune delle componenti della galleria del vento, tappeto mobile in particolare, per vedere di poter lavorare di fino sul fondo della monoposto senza correre il rischio di incorrere in gravi danni delle strutture, per sfruttare al massimo le altezze minime necessarie per avere limassimo dell’effetto suolo, con il bilanciamento necessario nel comportamento tra l’anteriore ed il posteriore della monoposto.

Chi è arrivato a lavorare per primo ha visto che gli sviluppi si sono progressivamente confermati nel comportamento effettivo in pista mentre non sono state poche le squadre che si sono viste a dover imitare il comportamento del “gambero” cercando un compendio tra quello che era il progetto di base e gli sviluppi successivi che non hanno dato i risultati ipotizzati.

Una differenza da imputarsi, anche, a quella presenza dei saltellamenti dati dalla conformazione del fondo della pista che non è simile al tappeto di un biliardo e che non è possibile simulare nella galleria del vento..

L’ evoluzione, di questa struttura complessa e costosa sia per la parte strutturale sia per quella di gestione, è stato l’elemento di base ed alcune squadre si sono trovate a dover compendiare tra quanto può essere necessario per il prossimo anno, con cui concludere questa parentesi tecnico – normativa e quello che sarà il lavoro in funzione di quello che sarà necessario per interpretare correttamente il nuovo corso, previsto a partire dal 2026, che si propone con concetti differenti, quanto basta, per richiedere di iniziare veramente dal foglio bianco.

Proprio in funzione del nuovo che avanza nel paddock della F.1 si sono sentiti dei sussurri in cui il concetto di base è proprio il ritorno al poter effettuare una serie di test di sviluppo che vadano oltre a quelle che sono le opzioni attuali, abbinando eventualmente gli gli stessi con quel lavoro che è concesso per lo sviluppo delle gomme.

Per ora si tratta solo di parole in quanto ciò si trova a dover contrastare quelli che sono i limiti del budget cap che dovrebbe pertanto vedere una apposita nuova voce di spesa con i suoi criteri limitativi che sono già presenti in funzione delle singole aree di competenza su cui lavorano le squadre oggi.

Caso lampante quello della Alpine Renault che ha deciso di lasciare la progettazione e sviluppo del settore motori per diventare cliente di altro motorista.