Altra delusione per la Ferrari nel risultato finale su quella pista che da sempre è stata il sinonimo di sintesi tecnica per quanto concerne le prestazioni delle monoposto di F.1: sancendone da prima la base tecnica nelle prove di sviluppo nel pre campionato e successivamente la prima vera evoluzione della specie con il pacchetto previsto al rientro nelle gare in Europa.
La gara di domenica ha evidenziato qualora ve ne fosse bisogno che oltre al livello di prestazione della monoposto è ritornata d’importanza primaria ed imprescindibile la capacità di guida del pilota, che d’altronde è il campione del mondo confermato ad incrementare il proprio vantaggio in punti anche nell’oggi, che deve saper gestire i momenti chiave come pure saper capire quando i 25 punti si possono conquistare con una superiorità schiacciante, umiliando gli avversari, o se gli stessi si conquistano lavorando di strategia e senza badare al distacco finale, ma solo al risultato.
Distacco finale cui ha contribuito la crew, la stessa peraltro di Perez, dei meccanici addetti al pit stop del campione del mondo, che ha completato il momento di fermo effettivo della monoposto, nel suo primo passaggio per il cambio gomme, in un esaltante, ma senza un ritocco del record per pochi millesimi, di 1″9.
Vetstappen da una parte e Norris dall’altra hanno messo in mostra quello che si aspettavano da loro le rispettive squadre che a loro volta, parliamo qui della Mc Laren, hanno concretizzato, come il lavoro svolto ha portato a garantirsi quei pochi decimi di vantaggio al giro che sono risultati basilari sugli altri piloti in pista.
Dopo l’esaltante, dal punto di vista psicologico, risultato nel G.P. di Monaco, la sua anomalia, di tracciato, strategie e lunghezza gara, totalmente differente dai tracciati che l’hanno seguito, ha fatto scendere in una delusione profonda la Ferrari con due risultati consecutivi che non hanno risposto alle attese forse utopistiche.
Riproponendo la problematica, secondo Vasseur, che sembra aver trovato la prospettiva ideologica del “domani sarà un altro giorno“, dopo le qualifiche, che non consentono di ritornare costantemente almeno in zona podio, per i troppi sorpassi da dover fare.
Quel “domani sarà un altro giorno” che anche nel dopo gara di ieri è stato citato da Vasseur, per quello che è atteso essere il possibile risultato nel fine settimana del G.P. d’Austria, nella fossa del leone della Red Bull proprietaria del tracciato, in cui il programma viene rivoluzionato dall’inserimento della gara sprint del sabato con la conseguente riduzione ad un solo turno di prove libere al venerdì mattina.
Quasi una toccata e fuga, per verificare quanto proposto dai programmi di simulazione disponibili nelle sedi dei team, cui si aggiungono però quei 100 km. di gara vera e propria con una raccolta dati che potrebbe risultare determinante per conoscere almeno quell’unico treno di gradazione del battistrada utilizzabile, senza pit stop.
Momento di delusione ed accensione, non delle gomme come è diventato ormai di moda dire per indicare il loro range di utilizzo ottimale, ma di un confronto più che ravvicinato tra il “principino” e l'”esodato” che evidentemente risente, per sua ammissione ante gara, dello stress emotivo dell’essere ancora senza un volante garantito ed ostaggio di un annuncio troppo anticipato che lo ha demolito al massimo.
Il pompiere Vasseur ha però voluto subito chiarire che la situazione tra i due, è più nei reciproci risentimenti per le dichiarazioni rilasciate, e non ha portato più danno, in termini, crono temporali, di tante altre situazioni che si sono create in altri momenti gara.