A Monaco, Monaco ed ancora Monaco: ad ogni parola, giustificazione, il termine di paragone su quanto successo nel fine settimana del Canada ci sembra inappropriato perché tutti due gli appuntamenti hanno messo in luce delle proprie anomalie.
A Monaco la tipologia del tracciato, che da sempre è giudicato tra le anomalie della F.1, l’evento di interruzione della gara dopopoche centinaia di metri, ha portato a diverse strategie relative all’utilizzo delle gomme, alla ripartenza con lo sdoganamento di quella che il regolamento impone come utilizzo di almeno 2 tipologia di pneumatici.
Chi ha dimostrato la lucidità, nell’aggirare un regolamento che mi sembra deva essere modificato in quanto, dopo poche centinaia di metri non è logico cambiare un set di gomme, ha poi imposto un ritmo di gara che fosse finalizzato ad arrivare alla bandiera a scacchi senza dover effettuare quel Piti stop che sul tracciato cittadino costa parecchi secondi e posizioni da recuperare dove il sorpasso è una chimera.
Già a Montecarlo la Ferrari si era trovata a dover “combattere” con un motore che presentava delle anomalie indotte e non proprie del propulsore, con quella sostituzione in rotazione che anche nel G.P. del Canada si é resa necessaria facendo sbottare platealmente, dopo il suo ritiro Leclerc, quando era tutto il complesso delle cose che ha fatto si che, già in qualifica le “rosse” non arrivasero ad occupare almeno le retrovie delle migliori 10 che si giocano la Q3 e la pole.
Il compito a casa sembra proprio che deva essere rivisto e corretto anche se l’alternarsi di pioggia ed asciutto è andato a complicare le cose in funzione della tipologia di pneumatici da montare e rimontare.
Monaco deve essere dimenticato. Bisogna riprendere lo studio e la gestione delle gare con un programma che risulti più idoneo, in particolare per il circuito del prossimo appuntamento che ha una caratteristica: quella di essere considerato come se ci si trovasse in una “galleria del Vento” a cielo aperto.
Aerodinamica e cinematismi delle sospensioni sono i punti cardine su cui lavorare avendo però la fiducia nella tipologia dei motori a disposizione. Si potrebbe azzardare a mandare in pista il quarto esemplare a chilometri zero per poter avere a disposizione il massimo della potenza e quindi andare cercare tutti i limiti possibili ed immaginabili per quelle che sono state le evoluzioni introdotte e nello stesso tempo valutare se si possa accelerare il debutto in pista di alcune delle nuove componenti che sinora sono state “annunciate” per il tempo ricorrente per le gare tra Silverstone e l’Ungaroring.