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Montecarlo non é solo glamour per la F.1

Il primo anno in cui sono stato a Montecarlo in veste di giornalista accreditato fu il 1975. Quando la commissione stampa arrivò a leggere il mio nome fu Franco Lini che ne era il componente più autorevole che perorò la mia nota a tal punto che fui accreditato con un pass che mi consentiva tutti gli accessi, dalla pista ai box, oltre ovviamente alla sala stampa.

Il vero problema era legato alla burocrazia italiana di settore per cui non risultato ancora iscritto all’ordine che arrivò nell’anno successivo. La cosa che dovetti rimarcare, anche negli anni successivi, fu l’organizzazione in pista dei commissari di percorso che in ogni anno erano materialmente presenti in ogni curva di cui conoscevano ogni comportamento delle monoposto e ciò li portava ad interventi molto rapidi e precisi. Periodicamente i commissari senior venivano affiancati dal un neofita che doveva fare pratica, sempre e solo in quella curva.

Questo anche solo per le segnalazioni con le bandiere ed anche, visti in pista per la prima volta, dei segnalatori luminosi composti da due fari da rally di grosso diametro, colore giallo, che avvertivano in anticipo l presenza di qualche problema. Azionati da un commissario dedicato che guardava solo a quello che stava avvenendo oltre la sua posizione.

Dopo essere stati proibiti da Bernie Ecclestone, che stava monetizzando tutto quanto era presente tra paddock e pista, per il nome del produttore oggi sono normalmente presenti sotto forma di pannelli molto luminosi e a messaggio variabile.

Vittima di questa proibizione, ricordiamo che fu anche il “serpentario” che non era altro che un furgone 238 Fiat che Luigi Tura e Giancarlo Luigetti avevano trasformato in camper per conto della Magneti e Marelli dove trovavano quel ristoro che mancava nel paddock, i giornalisti italiani. Nell’intervallo pranzo tutti accalcati al suo interno per l’ottimo mangiare e buon vino ed ecco perché il suo nome “serpentario“. Vi succedeva di tutto e di più per quanto era quello che si poteva dire ma non pubblicare e guai a lasciarlo tra i primi, si diventava oggetto del pettegolezzo e dei soprannomi.

Tra le cose o associazioni che furono fondate a Montecarlo, dove peraltro ha un ufficio di rappresentanza ancor oggi, vi è la Grand Prix Drivers’ Association (GPDA). L’associazione aveva ed ha l’obiettivo di migliorare la sicurezza dei circuiti, sia per quanto riguarda i piloti ma senza dimenticare gli spettatori.

A presiederla vi è sempre stato un pilota di grossa caratura professionale. Partendo da Moss, gli successe Bonnier per arrivare a Stewart che fu il il primo presidente che fece prendere una posizione molto precisa sulla sicurezza del circuito di Spa che per il suo sviluppo totale fu considerato pericoloso ed annullato.

Stessa cosa successe anche per il circuito del Nurburgring, quello storico, che dovette cedere la gara titolata ad Hockenheim, prima ripassare nell’oblio al ritiro di Stewart. Riprese vita, sempre a Montecarlo, all’indomani del terribile e tragico fine settimana di Imola, nel 94 che oggi anche a Montecarlo sarà ricordato nel suo trentennale.

A seguire l’associazione divenne giuridicamente una società con una costituzione formale e un ufficio permanente a Monaco. I piloti membri votano per decidere chi ne deve essere al vertice per rappresentarli nell’ambito della F.1, Oggi al vertice c’é George Russell, che viene coadiuvato dagli ex piloti Alexander Wurz e Sebastian Vettel.