Maranello: Un mezzo sospiro di sollievo arriva dalla Gestione Ferrari. La parte strutturale, più importante ed interna, del cambio-trasmissione della “Gina”, la monoposto di Vettel gravemente incidentata nel giro di rientro ai box dopo il fine gara, ha resistito bene allo speronamento della Williams di Stroll. Questo il “referto” dei medici-tecnici della Gestione Sportiva della Ferrari che l’hanno sottoposto a tutti i controlli approfonditi del caso e collaudato al banco prova. Tutte le operazioni hanno dato esito positivo. Il gruppo è in spedizione alla volta del Giappone per arrivare in tempo utile per la rifinitura con il montaggio delle parti esterne, componentistica che lo devono rendere operativo in simbiosi con la monoposto dove verrà montato dopo le prime prove libere del venerdì per poter essere utilizzato dalla mattinata del sabato onde evitare di far correre sanzioni al pilota tedesco e costringerlo ad un altro recupero all’arma bianca come successo nella gara di Sepang.
L’altro mezzo sospiro di sollievo su cui c’è il massimo riserbo è ancora nel limbo. Riguarda i componenti che hanno “asfisiato” entrambi i motori montati sulle monoposto di Vettel e Raikkonen in tempi diversi e con risultante “nefaste” per il finlandese che si è visto costretto ad abbandonare la seconda casella nello schieramento di partenza. Ai sembra e si dice, a cedere sarebbe stato un componente in fibra di carbonio che ha il compito di connettersi in modo “stagno” tra il compressore e l’apparato d’aspirazione direttamente connesso con il motore per far entrare una maggiore quantità d’aria a fronte di un motore aspirato in modo da avere un riempimento completo dei 1600cc. del motore a 6 cilindri. La maggior parte dell’aria compressa si è dispersa, di nuovo, nell’atmosfera facendo giungere all’interno dei cilindri solo quella parte “aspirata” che il motore riusciva a captare tra quella che in pressione sfuggiva all’esterno. Sembra che il componente sia realizzato, su progetto della Ferrari, da un fornitore esterno e non è sottoposto a limitazioni temporali d’utilizzo (può essere montato a km.zero prima dell’inizio di ogni fine settimana e di gara della domenica) come tanti altri componenti del motore e delle unità elettriche.
Come può essere successo? Si possono ipotizzare due correnti di pensiero: la prima fa riferimento, come causa, alle condizioni meteo in cui si è corso per tutto il fine settimana. Alte temperature ed altro grado di umidità. Il condotto si trova in una parte molto centrale, sotto il cofano motore, e potrebbe essere stato sottoposto a degli stress strutturali che non erano parte integrante del progetto e della sua realizzazione per una mancanza di un adeguato raffreddamento. La Ferrari non ha voluto divulgare se il tipo di rottura è identico, anche per posizione sul condotto. L’altra ipotesi sembra si possa legare alle ultime modifiche aerodinamiche e tecniche apportate sulla SF70H, Nella fattispecie un incremento di aria da portare al compressore.con un cospicuo, quasi raddoppio nelle dimensioni della presa d’aria presente alle spalle del casco pilota. Dalle immagini è sembrato che lo stesso Vettel in corsa, rettilineo in particolare, non tenesse la testa ed il casco nella loro posizione eretta naturale, ma che li piegasse lato per far si che vi fossero delle minori turbolente per i flussi indirizzati proprio alle nuove prese d’aria a “padiglione auricolare” a fianco di quella utilizzata sino alle gare precedenti. Quando in una monoposto si effettuano delle modifiche, anche se non radicali, bisogna tenere presente come le stesse intervengono sugli altri singoli componenti con cui possono essere correlate per cui gli stessi si trovano a lavorare in modo anomalo rispetto alla funzione per cui sono stati progettati e realizzati. Si diluiscono così i livelli che riguardano la loro affidabilità.