Modena: Incredibile ma vero, persino lo Stato italiano, nelle nuove campagne sulla sicurezza stradale si è accorto di quanto siano indisciplinati i ciclisti. In tutta la serie di messaggi programmati quotidianamente sulle televisioni, vi è anche quello che vede coinvolta una ragazza che “rimpiange” di non aver acceso le luci della propria bicicletta nel ritornare a casa, dopo una serata con il fidanzato, e quindi di essere stata travolta ed uccisa da un automobilista. Ammette di non avere più l’opportunità di correggere il proprio errore. Lo spot invita esplicitamente i ciclisti ad utilizzare, nei momenti di scarsa visibilità e nelle ore notturne per farsi individuare, le luci la cui presenza è prescritta su tutte le biciclette quando sono sulla pubblica strada dal Codice della Strada, unitamente alla presenza del catadiottro sul parafango posteriore e dei catarifrangenti applicati ai pedali. Il concetto di base è che un buon 60-70% delle biciclette che circolano sulla pubblica strada sono prive di questi “accessori”, in particolare, nella loro totalità: le mountain bike e quelle da corsa. Il resto dei ciclisti , per arrivare ad un 90-95% della loro presenza, poi anche in presenza di un impianto funzionante, non lo utilizza perché la presenza della dinamo, come fonte di energia elettrica, richiede un’ affaticamento nella pedalata, per far funzionare le luci. Cosa ancora più grave è che non accendono le luci neppure coloro che utilizzano le biciclette a pedala assistita. Queste hanno come fonte d’energia, l’elettricità erogata da una batteria e quindi l’accensione delle luci non richiede nessun ulteriore affaticamento fisico. Lo spot, sia pure significativo di una sicurezza stradale a 360°, non chiarisce che la mancata presenza ed utilizzo delle luci fa si che una percentuale di responsabilità nell’incidente venga “addebitata” al ciclista con le conseguenze penali e civili che ne conseguono. Daltronde, questo ancor più per le biciclette, alla base di tutto vi è la carenza di uomini e mezzi che consentano di poter effettuare un programma di controlli costanti, non diciamo a tappeto, proprio a partire dalla base di tutti i protagonisti presenti sulla strada e sui loro comportamenti e non solo sugli automobilisti.