Affidabilità e porpoising sono i due momenti che non fanno dormire sonni tranquilli, sia ai progettisti, ma anche ai piloti. Il primo termine, non solo per ordine alfabetico, è quello che da sempre è stato il nemico per eccellenza del risultato finale.
Arrivare allo sventolio della bandiera a scacchi è da sempre le prerogativa con cui ci si allinea sullo schieramento di partenza di tutte le categorie di gare automobilistiche.
Se poi ciò avviene entro i limiti in cui vengono distribuiti i punti riservati ai migliori nella classifica di una gara, è ancora meglio, in particolare se si hanno delle mire di vittoria, perché il solo partecipare non interessa a nessuno, a dispetto del pensiero del barone De Coubertin. Ma allora non c’era il concetto della F.1 di oggi.
Ecco pertanto che vi è un parametro imprescindibile: l’ affidabilità. Un parametro che coinvolge ogni componente di una monoposto. da competizione, nel caso specifico la F.1.
Dire che vi è un team che possa scagliare la prima pietra per sancire la propria superiorità in questo settore, sarebbe da “fake news” come è di moda dire ora.
Che vi siano squadre che, sino all’anno passato, erano considerate delle corazzate e ne siano immuni è altrettanto improbabile, anzi, Sono proprio queste (Red Bull in primis e Mercedes) che sino ad ora hanno evidenziato delle carenze macroscopiche che hanno allontanato la fiducia del propri piloti per quanto riguarda il rincorrere la parte alta della classifica, visto lo scarso o nullo punteggio acquisito.
Poi a seguire: il porpoising, ovvero il “saltellamento” che viene lamentato da una monoposto per le variazioni anomale del carico a terra generato dal rientrato effetto Venturi che in certe condizioni sparisce improvvisamente e poi riappare sistematico i brevissimo tempo.
La cosa non piace assolutamente ai piloti perché questo “problema” risulta essere ingestibile da parte loro che devono pertanto solo subire e saper essere rapidissimi nel reagire per mantenere la padronanza della monoposto che guidano, avendo pur sempre delle remore sul limite cui possono spingersi.
Arrivando a perdere dai 2 ai 3/10 almeno, nel tempo ideale sul giro, in funzione di ciò che si vuole preferire come tratto o tratti di pista.
Il lavoro, per eliminare questo effetto negativo, è quello che impegna altrettanto i tecnici che sinora hanno trovato delle soluzioni “palliative” che però richiedono un minor effetto positivo del carico a terra, ipotizzato, ed obbliga ed alzare la monoposto, da terra, per ridurre questo carico, che poi si vuole riversato, come in passato, su spoiler ed alettone, con una mancanza di prestazioni massime in velocità.
Il passaggio ad un nuovo concetto tecnico, totalmente nuovo di F.1 rispetto al passato, ha evidenziato come le strutture progettuali e di simulazione non sono in assoluto all’altezza della situazione, in particolare le gallerie del vento.
Situazione innescata anche dalle limitazioni dei tempi d’utilizzo delle stesse per rientrare intermini che si sintetizzano sotto la voce di budget cap. Altro spauracchio delle squadre, in cui, serpeggiano malumori che sono invece contrastati da chi ha saputo trarre più concretezza, lavorando sul lungo termine per arrivare al risultato odierno.