L’utilizzo della Safety Car in pista è la fonte più prolifica di contestazione, malumori, sussurri e grida all’interno del Circus di F.1. Il tutto diventa ancora più “acceso” dall’episodio dell’anno passato che ha deciso il mondiale piloti.
Si è aperto il vaso di Pandora ed apriti cielo. Si è scoperto che esiste un regolamento, forse solo un agreement tra le squadre ed i piloti dove tutto dovrebbe funzionare alla perfezione, sempre in ossequio alla sicurezza, ed invece è la fonte indiscussa di machiavellismi sia da parte di chi viene “fregato” dall’ingresso in pista sia da chi ne risulta avvantaggiato.
In effetti tutto il vantaggio che un pilota riesce ad acquisire nei confronti di chi la insegue viene cancella, come un colpo di spugna da momento in cui la Safety Car entra in pista e mette tutti in fila indiana alle sue spalle.
Teoricamente esistono delle regole su quelli che sono i comportamenti da mantenere: in velocità, distanza e stile di guida, ferma restando la necessità di mantenere il più caldi possibile gli pneumatici.
Una cosa è stata chiarita di recente ed anche questo darà corso a comportamenti machiavellici: non ci si può affiancare, alla monoposto che precede, neanche con una porzione di spoiler anteriore.
Cosa più che fattibile solo se si mantiene una distanza equa dalla monoposto che precede che non dovrebbe poter più effettuare delle frenate improvvise per rompere il chiamiamolo ritmo di chi segue.
Poi vi dovrebbe essere una maggiore attenzione, previa catechizzazione del direttore di corsa nella riunione con i piloti e D.S., su quelle che sono le distanze da mantenere tra la monoposto di testa e l’auto staffetta, in particolare e quando questa dà l’avviso che sta per rientrare e lascia libere le monoposto che dovrebbero scatenarsi solo dopo il passaggio sulla linea del traguardo.
C’è solo da augurarsi che ad Imola non vi sia la necessità di far entrare in pista la S.C. per non dover vedere applicate in modo ferreo queste norme e che le stesse stravolgano la classifica assoluta.