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Ferrari 49 anni dopo un prototipo per Le Mans

In nebbiose giornate dell’inverno tra il 73 ed il 74 in pista a Fiorano venne portata l’ultima evoluzione della 312PB. La biposto corsa che avrebbe dovuto difendere i colori della Ferrari nel campionato mondiale costruttori Endurance, già vinto ripetutamente, e che invece rimase un esemplare fine a se stesso in quanto proprio nel 1974 alla Ges di Maranello decisero di concentrarsi solo sulla F.1, lasciando nell’oblio tutti gli altri progetti di monoposto e vetture sport da utilizzare in altre competizioni, come, invece, avveniva nel passato. Dalle F.2, alla Tasman cup alle gare in salita, insomma pur che vi fossero gare di velocità su 4 ruote.

La vettura realizzata sotto la supervisione di Mauro Forghieri venne portata in pista da Niki Lauda, fresco acquisto a fianco di Clay Regazzoni come pilota per la F.1.

Come si può vedere si trattava di un progetto molto curato e per certi aspetti sofisticato dal punto di vista aerodinamico specialmente nella sua parte posteriore mentre a lato della scocca, nella parte bassa, erano stati posizionati i radiatori a tutto vantaggio sia del baricentro vettura sia nella ricerca delle linee più pulite possibile sull’anteriore dove erano presenti le sole aperture necessarie per portare aria fresca ai freni e all’abitacolo.

Il pilota tedesco non era certo noto per essere un amante sfegatato delle gare endurance, con le vetture a ruote coperte, e pur esprimendo giudizi tecnici positivi non mancò di influenzare i vertici di Maranello, a partire da Luca Montezemolo che era diventato il braccio destro i Enzo Ferrari, anche in rappresentanza concreta della famiglia Agnelli, socia di maggioranza, affinché si decidesse di non continuare uno sviluppo in questa direzione per concentrare tutte le forze e le esperienze del reparto corse, che allora era composto ancora da un manipolo poche decine di uomini, sulla F.1, per rientrare al vertice dei titoli iridati della categoria.