L’assemblea dei soci che coprono l’intero capitale di Energica ha deciso di sospendere l’attività produttiva di porre in liquidazione la società. Una decisione che è stata presa in funzione della sofferenza economica che vede un esposizione decisamente importante e che aveva già visto una riduzione consistente della forza lavoro dalla oltre 130 unità alle sole 50 dell’ultimo periodo.
Bisogna vedere se alla liquidazione possa far seguito un qualche interesse che non sia solo quella di voler saccheggiare quanto vi sia di tecnicamente valido per utilizzarlo in altri settore industriali analogo o si arrivi ad una delocalizzazione per rendere più appetibile il prodotto commerciale a fronte del prezzo di mercato.
Altro, la moto elettrica pone e richiede un differente, molto differente, concetto di utilizzo a fronte dei modelli di alte prestazioni con motore endotermico sia per il problema della percorrenza sia della relativa maneggevolezza.
E’ il primo evento concreto di una crisi che più o meno coinvolge anche la Maserati il cui livello produttivo, quindi presenza nelle immatricolazioni sul mercato, che sono proporzionali a questa minore disponibilità, o viceversa, ovvero diminuzione di una produzione che, se mantenuta, porterebbe solo a riempire il magazzino dell’invenduto.
Anche in questo settore la forza lavoro è stata ridotta facendo però ricorso agli ammortizzatori sociali in attesa che la disponibilità dei nuovi prodotti, chiamati a sostituire quanto arrivato al capolinea dell’interesse in funzione della datata personalità e tecnologia adottata, nonché il mancato raggiungimento della sezione di personalizzazioni esclusive .
Il marchio sembra possa essere d’interesse da parte di altri costruttori orientali, come è già avvenuto in Europa per alcuni dei prestigiosi marchi di oltre Manica.
Visto quanto è però successo con quello che doveva essere il programma di produzione della supercar che avrebbe dovuto nascere con una joint venture tra Cina ed Usa e svanita come una bolla di sapone, la cosa importante è quella di salvaguardare, da un interesse cinese, il fattore della produzione locale senza che il tutto si concretizzi in una sola trasposizione delle tecnologie da trasferire altrove.