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F.1: gira in pista il clone del film “Guardie e ladri” di Monicelli e Steno

In questo momento, ma è così dai tanti decenni in cui ho seguito sui circuiti la F.1, vi è un gran mormorio che riguarda alcune soluzioni tecniche che seguono alla lettera quelle che sono le interpretazioni concesse da quelli che vengono definiti i punti grigi del regolamento tecnico.

Una trama che ricorda il film ” Guardie e Ladri” del 1951 di Monicelli e Steno, in cui la FIA scrive le regole entro cui le squadre possono muoversi, mentre gli ingegneri, affiancati da accorti avvocati, sono impegnati nella progettazione e realizzazione delle proprie creature affinché le stesse siano più competitive delle avversarie.

Il saper leggere, interpretare e concretizzare le zone grigie è il punto chiave che rappresenta il vantaggio su cui imbastire una stagione cercando di tenere la più segreta e riservata possibile l’interpretazione in modo da far si che i concorrenti siano costretti ad inseguire ed essere pertanto in ritardo.

Più questo ritardo si protrae nel tempo, più si ha l’opportunità di acquisire quel vantaggio in punti per il cui recupero gli avversari costringe ad estremizzare le prestazioni dei singoli piloti, andando ad avvicinarsi sempre di più alla zona limite dell’errore umano, nella guida, e nell’affidabilità dei componenti meccanici.

In questo specifico momento, il tema al centro del dirimere, è il comportamento dei singoli elementi dello spoiler anteriore, ma anche di tutte le altre componenti delle monoposto che sono realizzate utilizzando le fibre di carbonio, che riescono a flettere, modificare e diminuire la resistenza relativa all’aria a fronte delle velocità più elevate che si raggiungono in pista a fronte dei limiti imposti alle velocità in galleria del vento.

Situazioni che in staticità corrispondono alle limitazioni imposte dal regolamento ma che poi si “attivano” in velocità. Scoperte che in buona parte si sono rese possibili grazie alla migliore registrazioni delle immagini che si ottengono, in particolare, con le telecamere posizionate sulle monoposto stesse e che “replicate” a velocità rallentate se non selezionate in singoli frame consentono di acquisire la posizione differente in cui vengono a trovarsi questi componenti a fronte della velocità massima e quella decisamente più bassa con cui si affronta la curva, di norma.

Si è arrivati anche ad una definizione che suona in modo decisamente “sarcastico”: il componente è regolare ma non lo si può utilizzare. Il tutto senza alcuna sanzione di sorta, anche perché la chiave di volta è stata scoperta, definita e rincorsa dalla concorrenza dovendo, poi, pur sempre effettuare il conseguente bilanciamento del resto della monoposto.