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Verstappen quel dado di troppo nel pit stop

Nella baraonda del G.P. d’Austria, nel suo risultato finale e nella lunga scia di polemiche che se ne sono scaturite e che avranno degli strascichi, almeno in questo fine settimana, per non dire in tutti gli altri appuntamenti del mondiale di quest’anno c’è una causa anche ha scatenato ed ingigantito un effetto: la causa.

Tutti partono dell’effetto ma il tutto va ricercato nella causa: ovvero quel bloccaggio del dado posteriore che ha impedito alla crew della Red Bull di effettuare, il tempo netto del pit stop, in quelle tempistiche, sempre prossime ai 2″ bassi per non dire di un più recente1″9 che non ha ritoccato il precedente record sempre detenuto dalla crew del campione del mondo, ma impiegando quasi il triplo del tempo d’abitudine.

Inghippo che ha fatto perdere a Verstappen una considerevole parte del vantaggio che in quel momento della gara lui aveva nei confronti di Norris e che sembrava in grado di poter gestire e quindi evitare che gli arrivasse troppo facilmente a diretto contatto da cui ne è poi scaturito il chiacchiericcio successivo.

Quel problema tecnico, che è anche abbastanza “frequente” almeno per ognuna del monoposto nell’arco di una stagione, è al centro delle revisioni tecnico organizzative che stanno interessando la Red Bull anche in funzione del periodo della stagione di gare in cui il caldo dovrebbe essere protagonista ed è quindi obbligatorio evitare che le “dilatazione” dei materiali porti ad avere un bloccaggio che richiede una potenza superiore da parte delle pistole pneumatiche di bloccaggio.

Questo problema latente è quello che porta tutte le squadre a programmare, nelle strategie gara, sempre il minor numero possibile di sostituzioni dei pneumatici proprio per quelle che sono queste incognite che costano molto