Mentre ieri ero in farmacia, per ritirare uno dei tanti medicinali generici che l’età mi costringe a prendere quotidianamente, ho sentito il discorso relativo tra una “cliente” paziente e la farmacista a fronte della scelta tra medicinale originale, scelto dalla “paziente” e generico ricordato dalla farmacista.
Una scelta che è sembrata essere molto più decisa dal caso a fronte dell’indecisione mostrata nel dare la risposta, visto che il medicinale prescritto doveva essere una novità.
Episodio che mi ha fatto tornare alla mente quanto sentito durante una delle trasmissioni televisive dell’estate ed in cui si dissertava di quella che è la reale consistenza del medicinale generico a fronte della legislazione in essere in Italia con quello originale.
Nessuna differenza effettiva a fronte della “omologazione” ed effettivo intervento sulla patologia in quanto il tutto, la presenza sul mercato, avviene solo dopo lunghe sperimentazioni per la garanzia della salute relativa alla assunzione.
L’unica vera grossa differenza sta in quella in essere per il suo prezzo finale e quindi il carico economico che viene a gravare sui conti della Servizio Sanitario Nazionale quando il medicinale originale ne viene erogato.
Stando ai dati, il costo maggiore che deve essere sopportato per il medicinale originale a fronte del generico sul bilancio di fine anno, ha un aggravio di costi che ammonta a 1,3 miliardi di € in più senza che sussista un equivalente effettivo miglioramento per intervenire lenire o debellare la malattia.