Quello che è stata l’organizzazione dell’ultima edizione del Motor Valley Fest ha cercato di by passare, non vedo, non sento e nemmeno parlo, le problematiche che erano già in essere e che si sono ulteriormente aggravate nelle ultime ore.
Il cerchio si fa sempre più stretto e la Maserati torna a trovarsi in seri problemi programmatici per la sua sopravvivenza per il futuro.
I programmi industriali dettati dalla proprietà, che nessuno nasconda la testa nella sabbia, come gli struzzi, è francese come nel passato Citroen, ovvero dei vertici Stellantis che di giorno in giorno pronosticano e realizzano solo restrizioni, ricollocamenti e casse integrazione per tutti i livelli di dipendenti.
Per il tutto bisogna fare parecchi passi indietro quando Sergio Marchione “sognava” la Maserati come vertice di una compagine dell’automobilismo ad alto livello di immagine e sportività.
Anche il suo programma, che in molti ora definiscono utopistico, ha avuto come detrattori e ostacolato i politicanti locali che da sempre sono da individuare come i responsabili di quanto sta succedendo.
Loro hanno sempre osteggiato l’automobilismo locale autodromo compreso, Osteggiato in tutto e per tutto senza pensare quelle che sarebbero state le opportunità di lavoro per arrivare ai giorni nostri come dimostrato dalla Ferrari.
Il Motor Valley Fest ha opportunamente “occultato” la verità e non ha parlato di Bugatti, De Tomaso, CZ, l’insediamenti dell’auto elettrica made in Cina e Usa, Il progetto della Sturtz, un prototipo giapponese progettato a Modena ma mai partito, i vari elaboratori e carrozzieri, per non parlare del comparto dell’autobus scomparso nel nulla
E’ più lunga la serie dei fallimenti e chiuse di quello delle attuali attività che sembra essere istradato ad ulteriori recessioni. Se la Maserati esiste ancora lo si deve solo l’ing. Eugenio Alzati che, mandato da Fiat a Modena per liquidarla, è riuscito con una manciata di soldi che il suo passato in Brasile gli aveva dato come credito da Torino a salvarla.
Poi è arrivato Marchionne che aveva proposto un progetto di ampliamento ad est della struttura originaria arrivando sino alla zona oltre il sottopasso di Gigetto per arrivare verso la zona della Questura, anche qui in una zona allora dismessa.
Progetto osteggiato a tutti i livelli compreso il coinvolgimento dello sport, per quel campetto da calcio che sarebbe stato ricostruito moderno più oltre. Si palò anche dei giovani che senza sport sarebbe stati abbandonati nelle braccia della delinquenza e della droga,
Poi è utopizzato di passare sotto la Ferrovia per andare a utilizzare terreni prossimi a via S. Caterina con aree industriali dismesse, non solo quelle “storiche”. Si tirò in ballo l’archeologia industriale…. basta con le lacrime di coccodrillo.
Se la si vuole salvare, la Maserati, bisogna vedere di riuscire ad integrare ulteriori allargamenti Ferrari a Maranello e utilizzare strutture comuni come verniciatura ed altro. Oltre agli allargamenti già effettuati c’è ancora qualcosa disponibile, eventualmente ad ovest della pista a Fiorano dove sono già presenti strutture che intervengono sulle carrozzerie di Maranello.
Daltr’onde la prima spider Ferrari a motore V8 anteriore, che se non ricordo male prima di uscire di produzione di chiamava Portofino, non era altro che il progetto di una Spider per completare la gamma Maserati di allora.
Arrivato all’industrializzazione fu trattenuto a Maranello e marchiato Ferrari come “risarcimento” per la cessione di proprietà Maserati alla FIAT ,da parte della Ferrari, che se non sbaglio, rimase comunque intestataria delle strutture murarie di Ciro Menotti per ulteriori anni.