Categorie
sport F!

Ma quanto inquina realmente l’auto? Poco ma paga per tutti

Nel convegno sui carburanti e gli inquinamenti da CO2 di cui si è parlato a Modena nei giorni scorsi, i relatori hanno identificato in un 10% il livello delle emissioni in CO2 che si può imputare alla mobilità.

Un 10% che viene pagato, dalla stessa mobilità, come se invece fosse valutato ad un valore del 100% , il resto delle attività, responsabili del 90% non sono soggette a restrizioni così massicce.

Sullo stesso tema sono già impegnati al 100% i produttori di carburanti sintetici denominati E fluell avendo le caratteristiche di non avere come combustibile un derivato al petrolio, alias composto da molecole di carbonio.

I nomi sono quelli che hanno nella F.1 la loro presenza massiccia per l’immagine e che hanno allestito dei centri di progettazione chimica del carburante e di sperimentazione termo-meccanica presso i loro centri ricerca in cui si lavora sui motori a 6 cilindri della F.1, già prototipizzati per essere utilizzati a partire dalla stagione 2026, quando 500 dei 1000Cv di potenza erogata dovranno essere di origine elettrica.

Questo “settore” distaccato, in cui far nascere i nuovi carburanti e motori che possano sfruttare al massimo tutto il loro potenziale calorico e la loro velocità di propagazione della fiamma, è quello su cui spingono le singole squadre per poter utilizzare uno sviluppo che non rientri, “economicamente”, in quelle che sono le limitazioni di spesa previste dal Budget Cap e pertanto di impossibile controllo.

I “benzinai”, termine destinato a sparire in quanto i carburanti sono destinati ad avere delle caratteristiche che non hanno correlazioni con quelli attuali, stimano comunque che il livello d’inquinamento di CO2 sia al massimo di una percentuale non superiore al 13% globale.

Il lavoro, di questi produttori di benzine ( Petronas, Aramco, Mobil e Shell) ha le sue attuali basi economiche, dall’estrazione del petrolio, ha anche l’obiettivo di garantirne uno “stradale” che abbia un livello di emissioni che consenta di utilizzare, sia pure con qualche modifica tecnica e meccanica, gli attuali motori endotermici prodotti in Europa e negli USA, per poter continuare a sfruttare gli attuali centri produttivi senza doversi impegnare unicamente sulla progettazione e sviluppo di motorizzazioni elettriche ed anche un costo alla pompa per l’utenza analogo a quelli di oggi, tasse escluse.