Da sempre il mormorio che ha contornato la Ferrari ha fatto trapelare la presenza di correnti di pensiero che si possono paragonare al concetto di Guelfi e Ghibellini.
Spesso e volentieri queste situazioni erano la “vis” competitiva che lo stesso Enzo Ferrari contribuiva ad alimentare per vedere espresso da ognuno dei suoi uomini il massimo del proprio Io da cui trarre vantaggio.
Situazioni che poi gli sono sfuggite di mano con conseguenze sin troppo plateali.
La presenza di “clan” tecnici, in particolare, ed organizzativi si sono sempre contrapposti ed in alcuni casi esplicitati in modo assoluto e negativo quando si è manifestato il caso di spionaggio a favore della Mc Laren.
In altre situazioni si sono verificate delle trasposizioni d’incarico, tra Ges e gestione industriale, delle uscite temporanee dalla GES con successivi rientri che in alcuni casi si sono poi dimostrati opportunamente orchestrati per mandare ad effettuare “master” concordati presso la concorrenza in F.1 con obbligo di rientro in Ferrari con un più elevato livello di responsabilità operativa e retributiva.
In queste situazioni “conflittuali” si sono, spesso e volentieri, inseriti anche i comportamenti dei piloti che non solo hanno appoggiato certe situazioni, ma le hanno anche fatte crescere, dalle situazioni embrionali facendole emergere all’esterno.
Il vero problema, se si escludono i casi di Lauda e Schumacher che si sono concretizzati, in particolare con quest’ultimo, nei ripetuti successi iridati, è che gli stessi piloti sono poi rimasti vittime della loro presa di posizione in quanto non hanno concretizzato le loro aspettative iridate.
Tra questi vi è stato anche chi ha trasformato in un boomerang esplicito la sua presa di posizione dovendosi assestare da solo il proprio sedile all’interno dell’abitacolo in quanto i meccanici addetti, allora poche unità a fronte di quelle attuali presenti ai box, avevano manifestato palesemente l’indisponibilità temporale ad intervenire.
Per non parlare dei casi più recenti, in cui i piloti sopraffatti dal peso delle responsabilità che si sono voluti accollare, hanno sbagliato in pista, sia incorrendo in uscite contro le barriere con conseguente ritiro, anche quando erano al comando, o senza la forza di imporre le proprie sensazioni a fronte delle decisioni basilari da prendere per quanto riguarda le strategie in gara.
Sullo stesso tema di guelfi ghibellini si sono spesso inseriti anche gli addetti alle pubbliche relazioni della GES più attenti a garantirsi lo spazio e l’appoggio di coloro che seguivano la F,1 che a gestire la vera fonte dell’informazione.