Purtroppo il livello di indisciplina che caratterizza l’utilizzo della pubblica strada da parte dei pedoni è piuttosto alto. Questo anche se fa cronaca solo il loro investimento con le conseguenze che ne conseguono.
Se da una parte gli automobilisti e tutti oi mezzi presenti nel traffico devono prestare la dovuta attenzione lo stesso dicasi anche per i pedoni che invece si sentono esseri superiori “intoccabili”.
Il problema si sentiva già negli anni 30, dello scorso secolo, quando il RACI (reale Automobile Club Italia) decise di effettuare una campagna di sensibilizzazione sul problema, in particolare a Modena con la collaborazione del Comune che mise a disposizione le bacheche per l’affissione .
L’iniziativa si rese necessaria per l’incremento degli incidenti in un momento in cui la “motorizzazione” era in sviluppo e l’osservanza delle disposizioni stradali veniva definita “un atto di solidarietà sociale“.
Mi ricordo che quando andai ad adempiere ai doveri del servizio militare, tra le tante cose che vennero consegnate e di cui era sollecitata la lettura, vi era un foglietto dattiloscritto in cui si faceva uno specifico comportamento del pedone sulla strada.
La cosa sembrò abbastanza ilare ma ben presto se ne capì l’importanza venendo a sapere che vi erano dei ragazzi coetanei che, oltre ad avere una istruzioni minima con difficoltà manifeste alla lettura, gli stessi non erano mai stati in una città o paese e non conoscevano il mondo della mobilità, ma avevano sempre vissuto quasi isolati sulle montagne.
L’argomento oggi è trattato con la massima superficialità facendo lo passare sotto la definizione di “utenti deboli” nulla di più.