Se chiedevate di lui a Maranello, Luigi Pramazzoni, erano in pochi a sapervi dare una risposta immediata, senza tentennamenti. Se chiedevate di “tre cilindri”, la risposta era immediata e doviziosa di particolari.
“Tre cilindri” era una delle colonne portanti della Ferrari Gestione Sportiva, settore dei cambi di cui era un profondo conoscitore ed anche responsabile. La sua era l’epoca in cui Enzo Ferrari era il vero Drake.
Era soprannominato così perché era vistosamente claudicante, tanto che per muoversi rapidamente, come ha sempre richiesto l’essere un meccanico con delle responsabilità nel reparto corse, usava la bicicletta. La sua bicicletta che tutti conoscevano sia all’interno della Ges sia a Fiorano dove era spesso presente durante i test e che nessun altro si azzardava ad usare.
Persona spontanea nei suoi giudizi mai “qualunquistici” e sopra tutto competenza meccanica, nonché nel giudicare i piloti, anche solo con la percezione sonora nello sviluppare le cambiate a Fiorano.
Tu gli davi un cambio da smontare alla cieca, senza dire chi lo aveva usato, e lui ,appena dopo averlo aperto ti sapeva dire, dalle tracce di consumo degli elementi interni, da chi era stato utilizzato.
Un episodio a Fiorano: uno dei piloti titolari della squadra F.1 ed iscritto al mondiale, effettua un intera giornata di prove in pista, ovvero percorre un centinaio di giri, 300 km.
Nessuna nota, tanto che la monoposto viene lasciata nel box di pista per la nottata visto che l’indomani è il turno di lavoro di un collaudatore, e che non vi è un anomalia.
Il giorno dopo, il collaudatore parte, effettua un run di 5 giri , rientra ai box e segnala. C’é un problema, tra la 4a e la 5a marcia. gli ingranaggi mi sembrano invertiti. I tecnici gli rispondono che il giorno prima il pilota, di prima squadra, non ha evidenziato nulla, come pure la telemetria.
La voce arriva immediatamente, come un tam tam a tre cilindri. Fatte le regolazioni sulla monoposto, ma lasciando il cambio invariato, il collaudatore riparte e dopo 5 giri rientra e conferma le sue sensazioni. I tecnici non gradiscono e sminuiscono le sue capacità di analizzare la monoposto.
Senza andare oltre, il collaudatore attende gli interventi, sempre e solo su altre componenti della monoposto, e rientra in pista. “tira” tutte le marce al limite previsto di rotazione del motore e quando passa alla marcia più alta lo stesso urla e geme “impazzito”.
Si imballa va oltre il limite di rotazione e la telemetria ai box vola verso l’alto, qualcuno disse” che, per il picco, aveva forato il tetto del box.
Altre giro. Prima che tutto vada in pezzi bandiera rossa, ovvero i meccanici in pista, a stoppare il pilota. Questa volta a “tre cilindri” non arriva solo un tam tam, ma una di quelle chiamate perentorie. La sua bicicletta arriva in pista di gran carriera. Dispone l’immediata apertura del cambio per capire l’arcano.
Era stata montata una serie di ingranaggi che non era corretta ma come richiesto dalla commessa di lavoro. la quinta marcia era più “corta” dellaquanta. Il commento di “tre cilindri” fù
” Con un pilota che non si accorge del problema e per come si imposta il lavoro di sviluppo, senza mandare il motore al massimo regime, non si vince il mondiale”.
Lui impostò una disposizione interna di montaggio e controllo ingranaggi affinché ciò non potesse, come poi fù in realtà, più avvenire.