La transizione della filiera dalla mobilità tradizionale alla mobilità elettrica è già realtà. Numerosi rispondenti hanno infatti già attivato linee produttive dedicate. Altri, invece, non ancora, suggerendo come, allo stato dell’arte, la transizione si caratterizzi per una combinazione di elementi nuovi e tradizionali.
Le imprese che stanno sperimentando una transizione più lenta sono più frequentemente quelle operanti nell’ambito della componentistica, in particolare le imprese di piccola e media dimensione. Tuttavia, la transizione appare più avanzata per i fornitori di primo livello.
Ricerca e sviluppo e formazione delle risorse umane emergono come fattori fondamentali che alimentano la transizione, e si svolgono secondo modalità collaborative lungo la filiera.
Da un lato, le imprese maggiormente impegnate nella transizione sono quelle più frequentemente impegnate in progetti di R&S sulla mobilità elettrica, e a livelli più avanzati di maturità tecnologica. I clienti sono i principali partner di questi progetti, ma emerge pure l’importanza delle relazioni con soggetti esterni come università e centri di ricerca.
Dall’altro lato, la formazione sull’e-mobility è solitamente aperta a tutti i dipendenti, spesso anche a quelli di altre aziende della filiera. A formare i dipendenti sono spesso altri dipendenti.
Anche le politiche industriali hanno un ruolo rilevante nella transizione. Le imprese che si stanno più rapidamente ri-specializzando nella mobilità elettrica, infatti, hanno spesso unità o risorse umane dedicate a intercettare le opportunità create dal policy maker.
Le imprese più avanti nella transizione non hanno tuttavia utilizzato gli strumenti di politica industriale più delle altre, ma li hanno utilizzati per attività diverse e in forme diverse.
Ulteriori risorse messe a disposizione dalle politiche industriali verrebbero innanzitutto impiegate dai rispondenti in una nuova ondata di R&S, mentre regole stabili e liquidità sono identificate quali condizioni indispensabili per continuare la transizione.
Se è vero che la transizione è già realtà, è vero anche che la strada da percorrere nei prossimi 10-15 anni è ancora lunga. In assenza di paradigmi tecnologici di riferimento, è indispensabile un nuovo sforzo in ricerca di base.
Parallelamente, la continua evoluzione dello scenario e della corsa allo sviluppo, rende necessario incalzare progetti di natura più immediatamente applicativa. L’affermazione di nuovi competitors impone di ripensare il processo di creazione del valore.
Andranno inoltre affrontate alcune criticità che spesso affliggono il sistema industriale italiano: la difficoltà nell’identificare priorità di investimento anche a causa della mancanza di un chiaro indirizzo politico, i rapporti con la pubblica amministrazione e i suoi finanziamenti, i rapporti con il sistema nazionale dell’istruzione e della formazione professionale, la possibilità di correggere o riorientare più rapidamente alcune traiettorie di sviluppo.
Infine, sembra necessario poter disporre di un quadro preciso della transizione della filiera dalla mobilità elettrica alla mobilità tradizionale e continuare a monitorarlo nel tempo, così da quantificare l’effettiva portata della trasformazione, e delle opportunità e criticità ad essa connesse.