Lewis Hamilton è tornato alla grande. Da prima, in gran silenzio, si è preparato dal punto di vista fisico e lui stesso ha postato un filmato in cui si ritrae mentre corre per le strade alle6.30 di mattina. Un impegno, anche solo per l’orario, da vero atleta.
D’altronde ha compiuto 37 anni, beato lui solo quelli, e pertanto deve trovare sia la forma fisica sia sulla psicologica con cui deve contrastare la “bordata” dei giovani piloti, tra cui il suo nuovo compagno di squadra e conterraneo George Russell che, quando lo ha sostituito in quanto colpito dal Covid 19, ha impressionato tutta la squadra al volante della stessa monoposto di Sir Lewis.
La sua voglia di riscatto, lasciano trapelare alcune voci inglesi legate alla Mercedes, è al massimo livello e per concretizzare tutti i puzzle necessari per il suo 8° titolo necessario, ha fatto una full immersion a Brakley per acquisire tutto quanto è necessario sulla nuova monoposto che è una svolta non solo regolamentare ma anche come concezione del progetto che ha invertito le tendenze sinora seguite dalla Mercedes.
Ha, ovviamente, fatto tutto dal punto di vista statico regolandosi il nuovo strumento di lavoro, il sedile. Ha avuto qualche problema per trovare il giusto equilibrio tra la necessità di una migliore visione dei limiti nella parte anteriore della monoposto, per la presenza più ingombrante dei pneumatici da 18″ e nello stesso tempo la necessità di ingombrare, il meno possibile, i vortici dell’aria destinati all’alimentazione del motore ed al raffreddamento in zona “plenum”.
Una cosa su cui dovrà concentrarsi molto sarà anche il limite del proprio peso, quello personale, in quanto sembra che, nonostante le voci del passo corto tra i due assi ruota della W13, essere il più vicino possibile al nuovo peso minimo della monoposto, con pilota a bordo, sia difficile da raggiungere.
Il peso minimo, che quest’anno è stato incrementato e non poco, è il parametro che su certi circuiti può arrivare a “valere” 0,3 decimi di secondo al giro.
Vi ricordate come le prime voci relative alle prove di crash, del team inglese, presso il lavoratorio inglese delegato dalla FIA per la omologazione di sicurezza richiesta a partire dal primo momento in cui una monoposto accende il motore in pista, fossero almeno preoccupanti.
I tecnici della Mercedes avevano intrapreso una strada molto avanzata che non ha dato i risultati sperati per cui si è dovuto ricorrere ad un piano B, già ipotizzato, e risultato “positivo” per la tranquillità e sicurezza del pilota in caso di incidente con la maggiore energia da dissipare, in pochi istanti, in funzione della “moltiplicazione” tra peso e velocità al quadrato.
I giorni di lavoro sono stati molto intensi e sembra che anche al simulatore il pilota, che non ha mai dimostrato per questa tipologia di lavoro un “amore” smisurato, non si sia sottratto al dovere.
Ai si dice, sempre dall’interno del team, la concentrazione è puntualizzata in questa direzione per riscontrare nei giorni di lavoro in pista il feeling e le prestazioni necessarie. Quanto potrebbe essere ufficializzato lunedì dalla FIA sembra essere incapsulato in un angolo ben preciso dal punto di vista “psicologico”.