L’annuncio dato da Jacques Villeneuve della nascita del suo figlioletto che ha dato il nome di del padre Gilles mi ha procurato un tuffo al cuore. Difficile come sensazione in un mondo arido come quello di oggi ma che mi ha portato indietro di oltre 40 anni, nel rivivere in un attimo una F.1 d’altri tempi visto che conoscevo piuttosto bene la famiglia Villeneuve, per la sua presenza fattiva a Maranello dove, agli inizi dormiva una roulotte che parcheggiava all’interno della pista di Fiorano.
Una reazione di emotività che solo in parte era stata percepita quando la moglie di Didier Pironi diede alla luce i gemelli che portarono uniti i nomi di Didier e Gilles, in ricordo di una amicizia che aveva lasciato un segno tragico in una gara di Imola del 1982.
Uno dei due gemelli è ritornato alla ribalta quando andò sul podio chiamato da Hamilton in quanto facente parte del suo staff agonistico.
Ma questo pargolo, con il nome di Gilles, sta ad indicare come per Jacques la memoria del padre fosse quanto mai viva e presente anche dopo quella vittoria iridata in un testa a testa con Michael Schumacher he il giovane canadese ha voluto dedicare a quel padre che aveva scardinato molti stereotipi della F.1 creando una entusiasmo ed amore simbiosi con la Ferrari ed Enzo Ferrari.
Un tuffo al cuore perché fui testimone diretto degli ultimi suoi momenti di vita in cui il “disperato” impegno di Mauro Forghieri per non farlo tornare in pista in quanto ne aveva percepito l’alterazione del momento, non ebbe quel risultato che, nel senno di poi, gli avrebbe salvato la vita.
La situazione mi aveva turbato a tal punto da decidere di andare alla sera all’ospedale con il collega G.P. Agosti per vedere di percepire qualche notizia di prima mano dall’equipe dei medici senza filtri. Quando fummo scoperti, subito dopo la Ferrari fece blindare dalla gendarmeria il nosocomio dopo averci accompagnati all’esterno.