Quest’anno deve essere quello dello scatto da parte della Ferrari. Per scatto si intende poter mettere nel palmares alcune vittorie, che d’altronde sono da sempre il risultato concreto di un miglioramento tecnico. Dopo il desiderio di doversi e volersi accontentare del terzo posto nell’iridato costruttori, come “annunciato” all’unisono dal presidente Elkann e da Mattia Binotto nell’anno passato per quest’anno, parallelamente, si sono auspicate alcune vittorie.
Nessun volo pindarico, nessuna velleità iridata, almeno sino ad oggi sulla carta, in attesa di poter capire, dalle due uniche sessioni di prova che anticipano il campionato, quale è il livello di competitività raggiunto dalla interpretazione di quanto previsto nel regolamento tecnico, con un particolare momento di attenzione per quelle che sono le zone grigie che sono in essere da sempre in un regolamento tecnico della F.1 e non solo e, che sfruttate a dovere fanno la vera differenza .
Ad oggi, fine stagione, la Ferrari non è riuscita a far agguantare una vittoria in una gara di F.1 dopo 2 anni. In un caso, G.P. di Monaco è stata buttata al vento una concreta opportunità per una “leggerezza” della squadra a fronte della “ricostruzione” che si è dovuta effettuare dopo l’impatto di Leclerc, contro le barriere. sulla SF21, in cui è mancato quel controllo “completo” che ha impedito al monegasco, che giocava in casa, di consacrare la pole che aveva ottenuto.
Per risalire all’ultimo successo della Rossa, è necessario ripercorrere a ritroso un paio di stagioni sino ad arrivare al G.P. di Singapore, nell’anno 2019, quando a vincere fu Sebastian Vettel. 45 gare in cui, oltre alla mancata vittoria, si sono dovute registrare poche presenze in zona podio.
L’anno successivo in Ferrari hanno dovuto registrare quello che, la Regina Elisabetta in uno dei suoi discorsi ai sudditi dovette definire con la locuzione ” annus horribilis”. E’ mancato quel motore, ma non solo, che, nell’anno precedente, aveva mandato su tutte le furie gli avversari e che è stato messo in naftalina dopo le accurate ispezioni , avvenute proprio all’interno della GES a Maranello, da parte della Fia. Solo un 6° posto nel mondiale costruttori, troppo poco anche per le mancate entrate economiche che si sono susseguite.
I lunghi digiuni di vittoria in Ferrari non sono una novità del periodo ma ciò è avvenuto anche nel passato. Dopo aver visto sfumare il titolo iridato in un testa a testa di Prost messo nella sabbia da Senna, nel 1990 all’ultima gara, iniziò una crisi di ben 59 gare disputate e concluse senza alcuna vittoria, dopo la vittoria del francese al G.P. di Jerez del “90.
Dopo il licenziamento di Prost, nel 91 ad una gara dalla fine del campionato, per Alesi e Berger un paio d’anni in cui anche il solo arrivare podio si presentò essere un miraggio. Solo nel 1994 si potè registrare la vittoria di Berger in Ungheria dopo che lo stesso aveva ottenuto la pole. Questo risultato contribuì a concretizzare il terzo posto tra i costruttori, risultato replicato l’anno successiva grazie all’unica vittoria di Alesi in Canada ed a una certa costanza di altri risultati.
Nel 1996 girò il vento, almeno per quanto riguarda la struttura tecnica ed umana. Todt, Schumacher, Byrne e Brawn lavorando a testa bassa, per anni gettarono le base per un inizio degli anni 2000 da iscriversi a lettere cubitali nella storia del Cavallino Rampante.
Quello che pesa all’interno della Ferrari di oggi è il confronto impietoso tra i risultati della F.1 e l’annata di trionfi ottenuti nelle corse riservate alle vetture Gran nTurismo dove le 488GTE hanno spopolato a man bassa in tutto e per tutto.
Quei risultati che hanno portato ad un “silenzio” pubblico, da parte del presidente Elkann per quanto riguarda proprio la F.1