Chi ha progettato a suo tempo il circuito Paul Ricard aveva ben chiaro quello che avrebbe dovuto essere il DNA del tracciato da utilizzare, non solo per le competizioni ma in particolare per uno sviluppo generalizzato per i nuovi progetti di vetture stradali anche grazie alle differenti tipologie di tracciato che si possono utilizzare.
In ragione di ciò alcune case hanno allestito dei veri centro di sviluppo lontano dagli occhi indiscreti, sfruttando i tanti spazi disponibili e la possibilità di passare anche solo su alcune scansioni del tracciato da pista asciutta a soggetta ad un uragano, grazie all’impianto permanente di irrigazione.
Un tracciato in cui l’estate, anche in funzione della sua posizione in quota, si fa sentire sin troppo mentre altrettanto “estremi” possono essere i climi invernali in particolare se soffia il Mistral che ha dato il nome del lungo rettifilo che, all’uopo può essere sdoppiato tramite una variante che rallenta le galoppate estreme.
Il terzo settore del circuito al Paul Ricard risulta impegnativo più da un punto di vista di forze laterali che per trazione e frenata mentre il resto del giro è abbastanza equilibrato e questo è uno dei motivi per cui questa pista è nota per essere un campo prove durante tutto l’anno.
Dopo aver vissuto un periodo d’or all’inizio, in cui anche la Ferrari l’aveva eletto come appuntamento d’obbligo per lo sviluppo dei test invernali, la pista ha vissuto un periodo di “oblio” per quanto riguarda i G.P. di F1 in quanto messa all’angolo dal tracciato di Magny Course per ragioni politiche legate alla Ligier.
Prima che la pista rientrasse nel calendario di F1, a partire dal 2018, il famoso rettilineo di Mistral è stato “snaturato” con l’ aggiunta una chicane per rallentare le alte velocità di punta, in funzione delle evoluzioni nelle prestazioni delle monoposto. La soluzione ha fatto sì che alla fine ci si è trovati ad avere due rettilinei dove si possono raggiungere le velocità massime.
Nell’ appuntamento 2019, ante sospensione Covid., la strategia di gara fu impostata su una sola sosta, con il passaggio dalle gomme a battistrada medium a quello di gradazione hard. Questa è risultata la strategia “vincente” in quanto è stata adottata da tutti i tre piloti che sono saliti sul podio.
Stante il periodo dell’anno, al Paul Ricard può fare molto, ma molto caldo ed il ricordo dell’ultima stagione in cui la F.1 è stata presente l’ultima volta ha memorizzato delle temperature sulla pista che hanno superato i 50 gradi centigradi.