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La Modena dei Motori è sempre più un “affair” tra pochi intimi senza appeal

Che Modena perda sempre di più, in ogni giorno che passa, l’appeal di “Capitale dei Motori” è l’inesorabile essere del quotidiano, nonostante il parlare e guardarsi davanti a uno specchio, e senza accorgersi come invece attorno le cose sia bel differenti nel panorama riflesso ma non interessato.

Sembra quasi, anzi è certo, che l’ auto, nell’uso per lavoro e sicurezza per la salute anti pandemica, e nella sua espressione di sport agonistico sia una cosa da “carbonari”, malavitosi, da reprimere, almeno moralmente solo perché non esiste la pena di morte, e poi perché le casse dello Stato, Regioni, Province e Comuni fanno affidamento su tasse, accise e sanzioni amministrative che gravano sullo specifico, per pianificare i bilanci e per spendere a pieni mani in altri settori, anche se non necessari..

Non vi sto a riferire come giudicava e commentava Enzo Ferrari queste situazioni, con cui si trovava a dover “combattere” nel quotidiano per sviluppare quel marchio in cui gli attacchi erano tali da farlo sembrare, in patria ( nazione, regione e provincia), ma non all’estero, assediato come la città di Troia da famelici Achei.

Il suo vantaggio, da “Drake”, è stato l’avere un Cavallino Rampante di acciaio scalpitante nel mondo e non di legno, da far entrare dall’ingresso di via Abetone la cui dimensione non avrebbe comunque richiesto nessun abbattimento.

Allora all’interno del mondo del Cavallino Rampante i potenti del mondo, di settore ovviamente, vi accedevano, non per distruggere ma per ottenere di farne parte e nello stesso tempo ottenere che fosse Ferrari a farne parte come una “Matilde di Canossa”, nella sua rocca.

Premiazioni, commemorazioni, anniversari e festeggiamenti, che avvengono in queste ore, fanno parte di un mondo a se stante, di una elite, quasi avulsa dal resto del vivere quotidiano, segno evidente del non sapersi difendere dall’essere ed avere le “sembianze” di un qualcosa di estraneo in un corpo che se non arriva ad effettuarne il rigetto, lo incapsula fermo ed “immobile”.