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La F.1 è anglofona

Da sempre ho scritto che la F.1 è anglofona. Questo è un dato inconfutabile visto che l’unico team, peraltro costruttore, che non è nell’orbita d’oltre Manica anche come sede lavorativa, è la Ferrari.

La stessa Alfa Tauri che ha cambiato il “marchio” in quest’anno e nonostante sia posizionata a Faenza deve attenersi a quelle che sono le decisioni inglesi vista la proprietà e quant’altro.

Qualche dubbio decisionale rimane per la ex Sauber ora Alfa Romeo, anche se la codifica delle monoposto segue la numerazione di un tempo, in quanto non si sa per quanto ancora, dopo il cambio dei vertici decisionali di FCA dopo la scomparsa di Marchionne, sarà legata al marco del Biscione.

Per ultima la Haas legata alla Ferrari per la fornitura di parecchie soluzioni meccaniche

7 squadre anglofone pertanto con 3 sole legate più o meno all’orbita Ferrari.

Tutte le squadre, almeno sul lato operativo, hanno la propria sede in Inghilterra, anche la Mercedes che dal punto di vista societario è sotto il controllo della Daimler il cui nuovo capo supremo non è più molto in sintonia con questa situazione ed avoca alla Germania certe decisioni molto importanti.

E’ ovvio che in questa situazione a dirigere le danze delle decisioni siano quei team che una volta facevano parte della Foca e si trovano anche in sintonia con il nuovo “proprietario” della F.1 Liberty Media che ha dovuto digerire, almeno parzialmente ed obtorto collo, l’importanza rappresentata dalla Ferrari come unico cordone ombelicale con tutto il passato dei Gran Premi.

Anche la Fia si trova al momento propensa a cercare di salvaguardare il salvaguardabile anche in funzione dell’attuale situazione economica che sta mettendo in grave crisi il settore.

Se una volta esisteva il supermarket della F.1 per cui con una sede inglese si riusciva ad assemblare una monoposto, con qualcosa da dire sull’assoluto livello di sicurezza, con delle cifre ragionevoli ed abbordabili anche da molti avventurieri, oggi la tecnologia necessaria non consente più di ripercorrere quella strada e si sta lavorando per mettere alle corde la Ferrari e per certi aspetti anche la Mercedes che si può dire siano le punte di diamante dal punto di vista tecnologico.

In questi giorni gli inglesi hanno ottenuto, almeno a parole, di poter procrastinare la chiusura delle strutture sino alla fine del prossimo mese in quanto ciò consente a tutti i team di poter ricorre alle compensazioni per il mancato guadagno da parte delle eccedenze umane messe in congedo.

In Italia sarebbe quella Cassa integrazione cui la Ferrari non ha fatto sinora ricorso anche se è stata la prima squadra a sospendere il lavoro del reparto corse, per rispondere alle necessità imposte dallo stato, per cercare di diminuire gli effetti disastrosi della pandemia.

Sospensione mantenendo a proprio carico la parte economica dei dipendenti e che dovrà proseguire visto che dai primi di maggio la produzione potrebbe riprendere e quindi il ricorso alla cassa integrazione non credo sia più possibile.

Questo è uno degli anelli che si sta rompendo e non è il solo. Liberty Media e Fia, con il supporto dei team inglesi alla” canna del gas” come si direbbe in Italia hanno messo sul piatto della bilancia un ulteriore riduzione della parte economica di massima spesa che dai 175 milioni di euro concordati di recente dovrebbero calare già il prossimo anno per diventare solo 130 a partire dal 2022 quando dovrebbero entrare in vigore i termini tecnici e sportivi ( economici) della F.1.

Le squadre importanti, tra cui al Ferrari, a tale proposito erano impegnate dalla fine della passata stagione in pressanti investimenti per rinnovarsi in tecnologie da poter poi utilizzare in un futuro in cui questi investimenti sarebbero stati impossibili.

Tutte queste riduzioni fanno si che in Ferrari si devano prendere delle decisioni cardine, in particolare per quanto riguarda la posizione dei quasi 3000 dipendenti che a vario titolo lavorano per la Ges.

Per far sì che non si deva operare un drastico ridimensionamento nelle risorse umane, i vertici dell’azienda stanno pensando dio diversificare la propria presenza sportiva visto, per esempio, che nel settore Gran Turismo, dove vi sono non poche entrate economiche per le vetture vendute ai clienti, i risultato sono decisamente migliori a fronte della F.1.

Si tratta di una patata bollente o del classico cerino acceso che non bisogna avere in mano nel momento delle decisioni come se ci si trovasse in un vicolo cieco.