In Italia si fa un gran parlare di sicurezza ma se si vanno ad analizzare le singole situazioni in essere, per quanto riguarda le singole componenti della mobilità, in particolare le strade la segnaletica e quanto correlato direttamente o indirettamente, si nota com questa parola abbia solo un significato ideologico e per nulla concreto.
Si parla tanto di mobilità sostenibile ma nel sostenibile non vi è il ben che minimo riguardo a fronte della sicurezza e per quanto previsto dal codice della strada.

Alla base di tutto manca la completezza, o almeno una minore carenza degli addetti al controllo sulla pubblica strada. Mancano gli uomini ma si denota che in un “mondo di disoccupati” continuano ad andare deserti o quasi i concorsi per l’immissione a tempo indeterminato negli organici necessari.
Siamo a tal punto che spesso le pubbliche amministrazioni devono allungare i termini per la presentazione delle domande che continuano ad arrivare, se arrivano, con il contagocce. Vedi municipalità di Modena
Mentre i “politici” si riempiono la bocca sulle strade che devono fare parte dell’arredo urbano e non di una funzione primaria, la mobilità, pensano solo alla città smart che potrà avere qualche, sia pur minimo, riscontro tra alcune decine di anni.

Guardare lontano e non accorgersi che si incespica oggi perché hanno la vista corta come il loro naso e non capiscono che si deve effettuare un adeguamento attuale, atto a ridurre gli effetti negativi del sistema.
Il re degli inquinatori indiretti è “gigetto” che con tutte quelle che sono le problematiche nel suo funzionamento nel tratto cittadino provoca dei blocchi del traffico che sono quanto mai deleteri per l’inquinamento e per le perdite di tempo per gli automobilisti.

Un adeguamento “smart” di due o tre semafori, sull’asse viario principale e direttamente correlato ad “incappare” con lo stesso gigetto porterebbe ad una riduzione dell’ inquinamento, di ingorghi nel traffico di esasperanti attese che vanificano l’opportunità di usufruire di parte del proprio tempo libero e del rapporto diretto con la famiglia, in cui l’inciviltà automobilistica è principe anche tra i mezzi pubblici.