Mentre la F1 si appresta a “godere” di un paio di settimane di ferie, come previsto dal regolamento “sportivo” e l’ agreement tra le squadre, nei laboratori che sviluppano i carburanti destinati alle power unit il lavoro è alacre.
Le due prossime gare hanno come base la massima potenza disponibile dal motore. A creare un certo allarme e far premere sull’acceleratore dello sviluppo delle nuove molecole c’è il risultato ottenuto da Lewis Hamilton ed un suo fine di gara quanto mai aggressivo e stupefacente, a parte delle capacità di guida del campione del mondo.
Utilizzando particolari “fonometri” dagli avversari è stato scoperto che l’ultima versione del motore della Mercedes abbia ottenuto un certo incremento di potenza a disposizione dei piloti senza dover avere dei problemi di consumo specifico di carburante.
Problemi che invece sembrano aver assillato Charles Leclerc nella fase finale del G.P. d’Ungheria in cui il pilota monegasco ha dovuto adottare un particolare stile di guida, anticipando il rilascio dell’acceleratore a fronte della effettiva staccata in curva, per favorire le rigenerazione della carica nella batteria.
Anzi, la sua nuova efficenza molecolare del carburante per il 6 cilindri tedesco, consentirebbe di sfruttare l’incremento di potenza senza che il motore risulti più “assetato” visto che il rapporto stechiometrico tra aria -benzina è favorevole.
Oltre a questi incrementi, nello sfruttamento della trasformazione termodinamica della miscela in energia meccanica da trasformare in potenza alle ruote, vi sono i nuovi sviluppi relativi ai lubrificanti che sono utilizzati a vario titolo per diminuire i tanti attriti meccanici in essere.
Efficenza che, oltre a ridurre gli attriti, ha come scopo quello di ridurre la quantità di lubrificante da imbarcare e quindi alleggerire il peso complessivo della monoposto.