Con 2.738 chilometri abbondanti, percorsi, in casa Ferrari prestano molta attenzione ad ogni singolo componente della SF90 per capire se tutto ha subito un “affaticamento” entro i limiti previsti nella fase di progettazione.
Lasciando a parte i componenti che sono soggetti ad usura e che sono stati periodicamente sostituiti durante questa fase di lavoro, ora l’attenzione viene concentrata su tutte quelle componenti che hanno un obbligo di percorrenza minima anche se la stessa non è che sia impostata dal regolamento posto in essere dalla FIA.
Non parliamo di power unit (al massimo se ne possono utilizzare 3 per tutte le gare valide per il campionato se non si vuole incorrere in penalizzazioni per quanto riguarda le posizioni sullo schieramento di partenza), cambio e differenziale, batterie, ma della scocca, delle sospensioni di tutte le altri parti della carrozzeria, in particolare con l’attenzione dovuta sullo spoiler anteriore e l’alettone posteriore che delle limitazioni anche loro ne hanno.
Oltre a quelli che sono i vincoli dimensionali, vi sono i limiti di flessione sotto il “carico” per evitare che gli stessi modifichino ed amplifichino la loro funzione di carico aerodinamico, o una diminuzione nell’impatto in residenza nei fronti dell’aria.
Tutte queste componenti devono poi dimostrare di avere mantenuto la stessa rigidità nella forma prevista. La scocca, in particolare, deve dimostrare che, dopo questi oltre 2738 chilometri percorsi, ha mantenuto lo stesso livello di rigidità torsionale e longitudinale in modo che le regolazioni effettuate sulle sospensioni non subiscano isterici troppo ampie e quindi richiedere troppi interventi di regolazioni da parte dei piloti sia nell’arco della lunghezza della gara ma anche giro per giro.
Per controllare come hanno risposto questi componenti esistono varie tipologie di esami che spaziano da quello visivo sino ad arrivare a quello strumentale che consente di controllare nell’intimo la situazione della struttura.