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Ferrari: il motore 2019 trapiantato sulla SF72H funziona

Il count down verso il 15 febbraio ha registrato un ulteriore passo avanti.

Il nuovo motore, versione 2019, abbastanza differente dal precedente grazie ad un congruo sviluppo di nuove tecnologie per la sua realizzazione, funziona in simbiosi con le altre componenti della monoposto.

Una sensazione di grande soddisfazione alla Ges quando il suo rombo ha fatto tremare i vetri del nuovo reparto corse.

Si tratta di un ulteriore passo dopo quello molto importante e relativo alla omologazione di sicurezza che è il minimo comune denominatore per poter partecipare alle sessioni di prove di sviluppo programmate in Spagna.

Se non cambiano i programmi, il primo contatto con la pista sarà domenica 17 in Spagna per un filmin day che dovrà servire per verificare che tutto funzioni alla perfezione e poter quindi dare inizio al lavoro successivo senza il patema di doversi trovare di fronte a qualche incognita che vada a rallentare lòo sviluppo della monoposto.

Nelle prossime ore dovrebbe trovare risposta l’incognita relativa al nome di colui che dovrebbe essere chiamato a dirigere, organizzativamente. il reparto corse per consentire a Mattia Binotto di potersi concentrare maggiormente nel suo nuovo incarico di team principali, come in pectore lo considerava Sergio Marchionne.

La logica vorrebbe che si trattasse di una evoluzione interna, come successo sinora per i nomi passati al primo livello, onde “sedare” eventuali aspettative che potrebbero dare corso ad esasperazioni, tensioni e confronti che sono proprio le “aspettative” di cui la Ferrari non ha certo bisogno.. Di nomi se ne sono fatti parecchi e snocciolandone alcuni si potrebbe rivedere un ingegnere di grande esperienza che ha scalato i vertici della Ferrari sia nella sezione tecnica sia in quella “amministrativa”.

Si sente circolare a Maranello un suggerimento: Ing. Amedeo Felisa che ha una esperienza tecnica diretta per lo stabilimento Gran Turismo prima di essere chiamato all’incarico di AD come erede di Jean Todt.

Il suo amore per le radici di provenienza faceva si che, quasi tutte le mattine prima di prendere l’ascensore per il suo ufficio nella palazzina dirigenziale, facesse un giretto in qualcuno dei reparti di produzione per avere il giusto termometro della situazione.