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Giorni piuttosto intensi per il nuovo AD della Ferrari

Per chi conosce la Ferrari ed il suo underground c’era da aspettarselo che il debutto di Louis Camilleri sarebbe stato molto duro.

La morte di Sergio Marchionne infatti ha “liberato” l’ego di tutti colori che lui aveva da una parte gratificato ma anche posizionato senza la possibilità di agire con una certa libertà decisionale che il manager italo canadese aveva accentrato su se stesso.

Nei CDA, compreso quello della Ferrari, si poteva leggere infatti un accentramento di poteri che ha dato sì i suoi risultati, economici in paticolare, ma ora sono molto più difficili da gestire per chi gli è dovuto succedere, anche in modo repentino, senza un’adeguato percorso “formativo” nei tempi necessari per prendere il timone con barra dritta.

Camilleri la più bella delle grane che gli potesse capitare è stato quanto successo in occasione dl G.P. d’Italia a Monza.

Dalle stelle della fase preparatoria, con una monoposto che ha consentito ad entrambi i piloti di presentarsi sullo schieramento di partenza davanti a tutti, alla realtà dei fatti in gara in cui tutto gli è andato proprio storto creando tutta una serie di caleidoscopiche reazioni a catena che di sicuro avranno un loro essere anche per il futuro, sia per gli uomini presenti in pista sia per coloro che lavorano alla GES.

Si è iniziato con l’intemperanza di Vettel, che per certi aspetti ci ha ricordato quanto successo a Singapore della passata stagione, quando una maggiore freddezza e una maggiore calma nel volersi buttare nella mischia gli avrebbe garantito la vittoria e al massimo un utopistico secondo posto alle spalle di Raikkonen con l’aiuto della squadra che avrebbe saputo gestire “correttamente” a favore di una sua vittoria, le strategie.

A seguire il “madornale” errore nella gestione delle gomme sulla monoposto del finlandese abboccando ad una “simulazione” di casa Mercedes che si è così garantita di avere nel finale dei pneumatici con il battistrada meno sollecitato sulla monoposto di Hamilton.

Come se questo non bastasse è esploso l’affare Charles Leclerc che era nell’aria da tempo e la cui gestione, almeno dal punto di vista della comunicazione si sta trasformando in un boomerang per la Ferrari.

Ieri colpo “letale” quello dato da Lapo Elkann che sul proprio social, salvo farlo poi sparire, ma quando ormai era diventato di dominio pubblico, ha inanellato una serie di frasi brevi ma significative sotto forma di complimenti che erano da interpretare come un corollario ad un comunicato ufficiale della Ferrari che non era ed è ancora arrivato.

Raikkonen “licenziato”, sia pure con tutte le giustificazioni del caso, in questo momento del campionato è la situazione più ingarbugliata in cui ci possa mettere in Ferrari.

Per certi aspetti sarebbe più opportuno, sia pure andando ad aprire degli scenari ancora più chiacchierabili, fare uno scambio con la Sauber Alfa Romeo garantendo al finlandese un altro anno di F1 con l’ingaggio attuale che ha in Ferrari.

C’è però un interrogativo: si ha la certezza assoluta che il pilota monegasco abbia l’esperienza e le capacità di poter essere una spalla molto “portante” sia per far arrivare alla vittoria nel titolo mondiale piloti Sebastian Vettel, sia in quello costruttori?

Ovvero: la sua attuale esperienza agonistica è superiore a quella, almeno, di Bottas e molto vicina a quella di Hamilton?