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Sempre e solo le auto chiamate a rispondere con un suo 25% dell’inquinamento globale. A quando i controlli sugli impianti di riscaldamento che usano i sottoprodotti delle lavorazione della legna

Come al solito i provvedimenti che riguardano la restrizione della mobilità per cercare di ridurre l’inquinamento atmosferico hanno la fermezza della demagogia.

Nella semplicità con cui si prendono i provvedimenti ed anche nella poca conoscenza del sistema, nel suo complesso e fanno intendere come chi provvede in tal senso lo fa per partito preso, per incapacità e volontà di andare ad intaccare le lobbies.

Una situazione che andrebbe a richiedere di mettere in campo capacità e professionalità da parte di chi hanno invece un cardine di base lo scaldare la poltrona.

A nessuno viene in mente di capire quale percentuale del concetto di mobilità (strade funzionalità dei semafori per valutare la loro intelligenza in funzione del traffico effettivo del momento trasporto pubblico) ha la maggior responsabilità di questo 25% dell’inquinamento globale.

Valutazione di quelli che sono degli itinerari obbligatori per andare da un punto a a quello B che spesso non sono quelli più brevi o in grado di snellire la movimentazione el traffico e quindi ridurre quella parte di inquinamento dovuta alla macchina ferma che consuma benzina e non percorre strada.

Per prima cosa bisognerebbe riproporre l’obbligatorietà delle verifiche annuali sul livello con cui i singoli proprietari mantengono in efficenza i loro veicoli. Verifiche che andrebbero di pari passo con una diminuzione dei consumi di carburante e quindi risparmio nell’utilizzo dell’auto,nonché diminuzione di emissioni nocive.

Altra cosa da verificare: la qualità dei combustibili, benzine gasoli e gas vari che ci vengono erogati dalle stazioni di servizio, specialmente quelle che sono molto concorrenziali dal punto di vista del prezzo.

Vedere se, all’analisi stechiometrica, gli stessi prodotti corrispondono agli standard previsti, per la presenza dei loro singoli componenti, dalle relative leggi in materia. Ma qui oltre ad avere volontà e capacità delle conoscenza di settore si vanno a toccare gli interessi delle lobbies.

Stessa tipologia di verifiche bisognerebbe che fossero applicare alla base dei prodotti commerciali che vengono bruciati in molte stufe o cammini.

Prodotti pubblicizzati come miracolosi: intendiamo i pellet, spesso un sotto prodotto delle lavorazioni di scarto della falegnameria, i legni che si possono recuperare dai pallet dismessi o peggio ancora dall’ utilizzo delle traversine di legno incatramate, dismesse dalle ferrovie.

A nessuno poi viene in mente di andare a verificare, salvo i limiti massimi di temperatura, quali sono i livelli di efficenza delle stufe che utilizzano questi prodotti e dei camini, con il livello di ventilazione che consenta di bruciare in modo efficiente il combustibile.