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L’affaire del Garage Ferrari riporta alla memoria la politica anti automobilistica delle amministrazioni del passato

L’automobile a Modena è sempre stata vista come il fumo negli occhi da parte delle amministrazioni di sinistra che hanno e stanno governando dal dopo guerra.

Venivano considerate il simbolo del capitalismo.

UN caso lampante è quello rappresentato dall’epilogo dell’esistenza del Garage Ferrari che oltre a distruggere ogni ricordo della mitica sede della Scuderia Ferrari non ha saputo e potuto essere strumento di utilità per far si che la mobilità in città avesse un significato compiuto a tutto favore del miglioramento nel livello dell’inquinamento e della sua riduzione.

Per il Garage Ferrari un nuovo corso di cui vedremo le incognite sperando che la nuova posizione di pubblica utilità ne salvi l’esistenza.

Un primo aspetto relativo al suo mancato decollo, era rappresentato dalle aree di libera sosta gratuita sulla pubblica strada che circondavano la struttura con una semplice limitazione di utilizzo tramite disco orario caratterizzato dall’aggiornamento periodico dello stesso con cui gli interessati si impegnavano periodicamente.

Sarebbe bastato che gli addetti al controllo segnassero con un gessetto bianco la posizione di una gomma per smascherare la truffa, ovvero il mancato spostamento del mezzo. Cosa che evidentemente non interessava alla effettiva sanzione dell’infezione, fatta salva la palese dimenticanza del proprietario nell’aggiornare il disco orario

Negli anni dello sviluppo della mobilità automobilistica si cercarono delle soluzioni che erano perfettamente percorribili ma che contestavano con il concetto con cui l’automobile era “bollata” specialmente dai Verdi che non si occupavano di ben più gravi situazioni come le situazioni dei dissesti idrogeologici di cui abbiamo visto anche di recente le costosissime conseguenze.

Bollata senza che vi fosse un alternativa di uno sviluppo nella presenza di un adeguato sistema per il trasporto pubblico, specialmente quello a trazione elettrica.

Progetti che non trovarono concretizzazione attiva e funzionante in quanto le ditte modenesi che erano regine a livello internazionale, per il settore del trasporto Gran Turismo, non avevano esperienze compiute e con il passare degli anni sono tutte state costrette a cessare l’attività produttiva.

Furono spese cifre imponenti per l’elettrificazione di alcune delle più importanti strade cittadine, da aggiungere alla Via Emilia e corso Cavalchiamo per poi vedere tutto smantellato senza che un solo filobus utilizzare l’impianto di alimentazione aerea.

Cambiate le correnti di “sinistra” cambiavano di volta in volta le prospettive del concetto di mobilità senza opportunità di recupero di quanto già speso e potenzialmente operativo.