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Mi sembra una presa per i fondelli la decisione di riaprire nel fine settimana il cavalcaferrovia di Via Menotti

Se in questo momento fossi un automobilista attivo mi sarei “imbufalito” alla decisione che vedete descritta in un comunicato ufficiale del Comune di Modena:

“Dalle 18 di oggi, venerdì 13 luglio, fino alle 6 di lunedì 16 luglio il cavalcaferrovia di Ciro Menotti sarà nuovamente accessibile al traffico veicolare.
Il ponte, interessato da lavori di demolizione e ricostruzione dei giunti di dilatazione, sarà infatti riaperto per il fine settimana, già a partire dalle 18 di oggi, consentendo un più fluido transito del traffico nell’orario di punta.
Da lunedì mattina il cavalcaferrovia sarà di nuovo chiuso per consentire di proseguire con i lavori del cantiere; rimarrà però accessibile a pedoni e ciclisti, in quanto la pista ciclabile e il marciapiede saranno interessati dall’intervento prossimamente per soli due giorni.”

Aprire il ponte durante il fine settimana, quando il traffico veicolare è al suo minimo, è una decisione irrisoria. Sarebbe stato meglio che la o le ditte appaltatrici avessero continuato a lavorare in modo da favorire la riapertura definitiva prima delle ferie estive.

Periodo in cui la logica avrebbe proposto di far effettuare i lavori per una serie innumerevole di motivazioni.
Per fare un esempio espongo quanto è successo Detroit in pieno inverno con temperature quasi polari per descrivere il diverso concetto di rispetto che la municipalità americana ha nei confronti degli automobilisti.

Un tratto di strada di grande traffico e 4 corsie per senso di marcia, posto in uscita dalla struttura che ospita il salone dell’Automobile, era irrimediabilmente compromesso per 300-400 metri. In una sola notte è stato effettuato il ripristino totale e la mattina dopo già alle 8.00 era perfettamente percorribile, un tappeto da biliardo.

Questa situazione è una di quelle che si aggiunge, imperterrita, a tutte le altre del settore mobilità a Modena.
Spero solo che gli automobilisti alzino finalmente la testa e non siano sempre i soliti “supini”.