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Curvoni da brivido con rischio di vetrificazione per il materiale d’attrito in caso di pioggia, nel GP Gran Bretagna di F 1 il più vicino al Polo Nord

I freni sono poco impegnanti a Silverstone con la necessità di prestare attenzione alla variabile pioggia

La Formula 1 torna a Silvestone dove il Campionato del Mondo ha preso il via nel lontano 1950, per il 10° appuntamento del Mondiale 2018.

Con i suoi 52 gradi di Latitudine Nord, la pista inglese è la più vicina al Polo Nord dell’intero campionato.

Silverstone ha già ospitato 51 gare del Mondiale di Formula 1, ma solo 8 con la configurazione attuale.

Malgrado l’introduzione dagli anni Settanta di diverse curve per rallentare le velocità, l’anno scorso la pole è stata realizzata ad una media di 244,891 km/h, superiore ai 244,571 km/h del 1983.

La pista è caratterizzata da curvoni veloci, per 10 dei quali le monoposto non devono nemmeno ricorrere ai freni.

Le frenate veramente impegnative sono solo un paio ed entrambe discendono da modifiche del tracciato realizzate nell’ultimo trentennio.

Le basse energie in gioco potrebbero però tradursi nella vetrificazione (glazing) del materiale d’attrito nell’ipotesi in cui piova o le temperature scendano di colpo.

In presenza di queste condizioni meteorologiche infatti il carbonio dei dischi e delle pastiglie può raffreddarsi troppo, non garantendo più l’attrito necessario per le frenate a cui sono abituati i piloti.

Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale, il Silverstone rientra nella categoria dei circuiti meno impegnativi per i freni.

Ogni giro i freni vengono utilizzati 8 volte ma in 3 di queste curve i piloti se ne servono per meno di 7 decimi di secondo. In totale l’impianto frenante entra in funzione 11 secondi e mezzo al giro, equivalente al 14 per cento della durata della gara.

Tutto ciò si traduce in un’energia dissipata in frenata veramente modesta se rapportata alle altre piste: 103 kWh, la metà del circuito di Budapest e Singapore.

Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale del freno di 42 tonnellate, cioè 3 volte il peso di un caratteristico autobus londinese a due piani con tutti i posti occupati.
Le frenate più impegnative

La più dura per l’impianto frenante è quella alla curva 3: le monoposto vi arrivano a 291 km/h e in soli 2,43 secondi scendono a 113 km/h. Per riuscirci i piloti esercitano un carico di 140 kg sul pedale del freno e subiscono una decelerazione di 4,7 g.

Durante la frenata le vetture percorrono 107 metri

La decelerazione è invece di 4,7 g alla curva 16: la frenata è di poco meno lunga sia in termini spaziali (106 metri) che temporali (2,34 secondi) ma il carico sul pedale per passare da 283 km/h a 107 km/h è invece di 149 kg.

Alle Brooklands (curva 6) le monoposto arrivano a 318 km/h ma entrano in curva a 172 km/h dopo 2,07 secondi di utilizzo dei freni. La decelerazione è di 4,4 g.

La scuderia più vincente è la Ferrari con 9 trionfi, ma l’ultimo successo risale al 2011.

Le ultime 4 edizioni sono state vinte da Lewis Hamilton con la Mercedes.