La F1 ritorna sul mitico circuito del Paul Ricard, tracciamo allora avveniristico quando fu fatto progettare e realizzare dal signor Ricard, grande appassionato di automobilisti nonché industriale nel settore degli alcolici.
Circuito poliedrico in quanto era possibile, allora cosa sensazionale, scegliere quale tipologia di tracciato utilizzare, sia per le diverse lunghezze, sia per la tipologia tecnica che ognuna di queste “garantiva”
Caratteristico il lungo rettifilo del Mistral, intitolato al vento che spazza il tracciato in quasi tutti i periodi dell’anno. Il particolare in inverno quando sull’autopiano le temperature scendono a tal punto da vanificare quelle che, allora, erano le intenzioni delle squadre per sviluppare le monoposto grazie proprio a questo lungo rettifilo ed alla tipologia di curve che completano il tracciato.
Per noi italiani il circuito di Le Castelett altro nome del tracciato, è tristemente noto perché durante un test di sviluppo della sua monoposto vi ha perso la vita Elio De Angelis grande promessa tricolore ed anche tester della Ferrari a Fiorano, quando tra fine 79 ed inizio 80 era appena diciottenne.
Ancor oggi la verità sull’accaduto è velata dal mistero. Un cosa è certa, nella parte mista veloce che segue dopo il rettifilo d’arrivo, l’alettone si è staccato dalla monoposto che impazzita ha carambolato a lungo senza riuscire a proteggere la vita del pilota romanoanche per un principio d’incendio.
Tra i si dice, sembra che alla causa del tutto vi sia stata la distrazione di un ancor noto personaggio inglese della F1 che non avrebbe stretto i bulloni di fissaggio dell’alettone al supporto sul cambio.
Allora, quando ancora le monoposto di F1 non erano un concentrato di sensori e diavolerie varie, per intuire quale era la monoposto migliore ed il pilota altrettanto competitivo, sin dalla prima presenza della F1 e durante le qualifiche, una pattuglia di giornalisti italiani: Pino Allievi, Alessandro Stefanini ed Eugenio Ziliotto si posizionavano all’interno della curva di Signes per vedere come i piloti “telegrafavano” sull’acceleratore.
Cronometro alla mano si capiva come lo stesso stesse marciando in quel momento. A completare la pattuglia, eroica nello stare per un ora sotto il sole cocente, negli ultimi anni si era aggregato anche il campione scozzese Stewart che era abile ed utile consigliere per la successiva redazione dei commenti all’accaduto.