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C’era una volta a Modena: il 18marzo all’aerautodromo si disputava la prima gara della stagione di motociclismo a livello mondiale

Domenica è il 18 marzo, la festa del papà. Una volta quando Modena era la vera capitale del motorismo e non quello spaventa passeri di se stessa che è oggi, in quella data si apriva la stagione internazionale del motociclismo. Una sorta di gara del campionato del mondo pur senza questo ambito riconoscimento.

Tutte le classi presenti: 50, 125, 250, 350 e 500. Non solo, tutti i big del campionato del mondo iscritti dopo una lunga serie di prove che iniziavano a metà gennaio e giorno per giorno si vive un escalation di presenze in pista e di prestazioni sempre più esaltanti.

Sugli spalti della pista, scavalcando il muro di cinta, gli appassionati delle due ruote non si facevano mancare nulla. La curva del Campale, quella che immetteva sul rettifilo del traguardo ed infine la variante Stanguellini i punti più appetiti da raggiungere cercando di driblare polizia e carabinieri che venivano chiamati ripetutamente per evitare che si esagerasse e si arrivasse a posizionarsi nei punti più appetitosi dal punto di vista agonistico ma anche i più pericolosi.

Il Must era il poter raggiungere la tribunetta che il Circolo della Biella aveva fatto costruire per i propri Soci all’esterno della variante Stanguellini. La si poteva raggiungere scavalcando il canale a sud dell’impianto per entrare dal varco nel muro che era interrotto sulla linea di discesa per la pista degli aerei.

Tanto agognata quanto proibita, dopo la morte di Castelletti la cui Ferrari F1 in prova andò a schiantarsi proprio in quel punto. Un miracolo che non vi siano state altre vittime.

Di casa, in particolare oltre a Villa e gli altri piloti modenesi la Ducati con Spaggiari che per parecchio tempo detenne il record assoluto della pista  girando comodamente sotto i 60″ a giro. Poi l’immancabile Giacomo Agostini, con Renzo Pasolini, Phill Read, Mike Hailwood, John Surtees.

Tutti a cena e a dormire all’albergo ristorante il Leoncino, dall’altra parte di viale Autodromo. Tanto comodo e per certi aspetti accogliente per una gestione dedicata completamente ai motori, da essere preferito al Real Fini. La struttura di base esiste ancora ma ha intrapreso tutt’altra strada senza che l’attuale gestione volesse continuare a ricordare quei tempi mitici.

Purtroppo a tanto agonismo, nelle prove in particolare, hanno fatto da contraltare gravi incidenti con qualche decesso.

Sia durante di due giorni di prove ufficiali ed il giorno della gara, l’impianto era preso d’assalto in ogni ordine e grado di posti, compresi i portoghesi che si arrampicavano sul muro di cinta.

L’organizzazione era affidata alternativamente al Moto Club Uisp ed al Moto Club Borsari. Una disfida politica al massimo livello, in particolare quando organizzava quest’ultimo club cui si cercavano di mettere i bastoni tra le ruote mettendone in forse l’organizzazione andando a trovare cavilli veramente assurdi: uno per tutti la proibizione di estirpare i cespugli di robinia e la gramigna presenti nei partere.