Vi sono gli scarti della produzione agricola-industriale quale possibile sviluppo tecnologico ed ecologico per quanto concerne gli pneumatici, una delle componenti di base per le automobili in funzione della loro “unicità” per il rapporto che esiste tra tutta la vettura e la strada.
Il consumo, per effetto dei rotolamento, è una delle componenti che va a contribuire ad incrementare il livello d’inquinamento, sempre all’interno del 25% di quello globale, da ascriversi alla mobilità.
Tra le problematiche relative, vi è la presenza di una componente di base dei pneumatici che ne rappresenta anche il 30% della sua massa globale, il nero fumo. Un derivato della produzione del petrolio di cui segue nei costi la fluttuazione del prezzo all’origine, del barile ed i derivati inquinanti della produzione.
Nello sviluppo dei pneumatici, per il futuro, si sta percorrendo la strada dell’utilizzo degli scarti di alcune delle lavorazioni industriali che sfruttano, come base prodotti dell’agricoltura. Il risultato è quello tipico di due piccioni con una sola fava.
Utilizzando i gusci delle uova, le bucce dei pomodori e la silice derivata dalla cenere della combustione degli scarti di lavorazione del riso, per esempio, si ottengono prestazioni, da parte degli pneumatici che sono paragonabili a quelle ottenuto oggi da quelli tradizionali con una minore resistenza al rotolamento ed una maggiore adesione all’asfalto. Minore dispendio d’energia e consumo di carburante.
Parallelamente si arrivano a ridurre due aspetti degli impatti ambientali.Il primo dovuto allo smaltimento degli scarti di alcune lavorazioni industriali che oggi sono in aumento e vanno in discarica con le relative problematiche, secondo il livello d’inquinamento per il consumo proprio nell’utilizzo degli pneumatici, che ne risulta ridotto.