Nel corso della stagione appena conclusa, nel campionato Mondiale di F1 a fronte delle 400 partenze allo spegnersi dei semafori rossi, solo per 320 volte le monoposto hanno visto lo sventolare della bandiera a scacchi. Per 80 volte si sono registrati ritiri che hanno come origine: mancata affidabilità, coinvolgimento diretto o indiretto in incidenti, errori dei piloti, ritiri dovuti alle decisioni della squadra per evitare di dover pagare penalità sullo schieramento, per la gara successiva, in funzione di sostituzioni, oltre il numero massimo consentito dal regolamento, di alcuni dei componenti base dal punto di vista tecnico (power unit, cambio e trasmissione).
A guidare la classifica di questi 80 ritiri, vi è la Mc Laren che ne ha collezionati 18 a fronte di una marcata mancanza d’affidabilità da parte del motore della Honda. La squadra dell’ex patron Ron Dennis, ora “defenestrato” dal team, ha raggiunto quota 45% nella percentuale dei ritiri. Dato che ha portato già a metà della stagione ad innescare un confronto molto acceso che ha portato ad un divorzio che appare “consensuale” ma invece è stato molto burrascoso.
Divorzio che ha richiesto un laborioso lavoro d’avvocati, di accordi sui risarcimenti economici e di diplomazia da parte della Fia e dei nuovi proprietari del Circus, per impedire l’abbandono della F1 da parte della Honda stessa come fornitrice di motori. Marchio, un tempo quanto mai prestigioso con un palmares non da poco, i cui tecnici non sono riusciti a coniugare il rapporto affidabilità con la nuova tecnologia dei motori turbo-ibridi per non dire poi, anche delle prestazioni. Al secondo posto, a pari merito, si sono classificate con 13 “stop” le cugine Red Bull e Toro Rosso, entrambe con la motorizzazione Renault, la stessa che approderà per il prossimo anno alla Mc Laren facendo ereditare alla Toro Rosso il motore Honda.
A seguire la Sauber che, con 10 ritiri è appena fuori dalla “zona podio” e precede l’accoppiata Williams Haas a quota 8. Alle loro spalle si “classifica” la Ferrari che di mancati traguardi ne ha collezionati ben 6, 2 di questi, in quella che è poi è risultata la gara chiave del campionato con la vittoria di Hamilton, per incidente che ha coinvolto le due monoposto insieme. Più “affidabile” della Ferrari, incidente di Singapore a parte, è comunque risultata la Force India che di ritiri ne collezionati solo 3 ed infine la Mercedes con un solo ritiro, quello di Bottas.
Sono 663 i punti che dividono la Mercedes vincitrice del campionato del mondo costruttori di F1, per l’annata agonistica appena conclusa con 668 punti acquisiti, e la Sauber che di punti ne ha racimolati solo 5. La squadra svizzera ha una “giustificazione”, ha corso con i motori Ferrari dell’anno passato (2016) e quindi ha pagato un handicap in potenza e prestazioni assolute. Tra il capo e la coda di questa classifica che significa anche la “spartizione” di un montepremi in denaro, troviamo inserite nell’ordine: Ferrari con 522 punti, Red Bull con 368, Force India con 187, la Williams con 83, la Renault con 57, la Toro Rosso con 53, la Haas con 47 e la Mc Laren con 30.