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F1: Tutti nemici di Vettel e della Ferrari che ci ha messo del suo

Tutti avversari di Sebastian Vettel e della Ferrari e che nessuno ci provi a volerci convincere del contrario. E’ da lunga data che la F1 anglofona in un modo o nell’altro si “organizza e coalizza” per evitare che nei momenti cruciali, nella lotta testa a testa tra un pilota Ferrari ed un avversario “anglofono”, il pilota del Cavallino Rampante possa essere tranquillo senza doversi guardare le spalle non solo dai compagni di squadra dell’avversario interessato, ma anche da comprimari e doppiati che non traggono nessun vantaggio dalla loro ostinazione se non un risultatosporadico.

Una esempio storico è dato dalla realizzazione della pista privata della Ferrari a Fiorano che scatenò le ire degli assemblatori- garagisti inglesi. Tuonarono a tutti i livelli, guidati Da Bernie Ecclestone che solo seguire capì come la Ferrari fosse il cardine della F1, arrivando sino ai palazzi di Parigi, Place de la Concorde. Proprio loro che  non si potevano e non si possono certo lamentare di carenze di autodromi nel triangolo cui sono situate le sedi dei rispettivi team, nel raggio di poche miglia se non addirittura all’interno del tracciato stesso.

Altrettanto vero è però che la Ferrari si sia messa ed ha messo Sebastian Vettel nei pasticci con delle mancanze di affidabilità abbastanza strane inconsuete e nello stesso tempo che inducono a pensare “male”, e non poco. Parallelamente sono stati commessi errori di strategia nella fase di omologazione motori, in cui invece la Mercedes ha dimostratosi essere più “concreta” e pertanto premiata con entrambi i titoli. Se il problema alla conduttura di raccordo, tra il compressore e l’apparato d’alimentazione del V6, si può anche giustificare con una carenza di base del componente, forse progettato e realizzato all’estremo risparmio in peso, visto che si trova in una parte alta e lontana dal baricentro, il cedimento della candela, di cui poi non si è sentito più parlare per definirne la causa, è una di quelle cose che veramente è inspiegabile e molto probabilmente si deve rivedere la fase di lavorazione che interessa il suo accoppiamento con il motore, anche nella misura del suo serraggio tenendo conto delle escursioni termiche, elevate, cui viene sottoposta anche in una funzione molto differente e più complessa a fronte del semplice concetto di candela d’accensione delle auto tradizionali.

Alla mancata affidabilità, che è costata una “valanga” di punti persi a favore di Hamilton, bisogna abbinare anche alcune impostazioni tecniche che sulla carta, ai simulatori e alla galleria del vento  erano apparse vincenti, si vociferava di vantaggi compresi tra i 0″3  ed i 0″5 secondi di vantaggio giro, quando le stesse sono state portate in pista, non hanno corrisposto agli stolidi guida dei piloti che evidentemente avrebbero avutola  necessità di un maggior numero di test effettivi, su pista,  per capire come fosse necessario modificare il “programma” di guida della monoposto. I piloti non si sono sentiti “sicuri” di come le nuove soluzioni inserivano la monoposto in curva pur avendo una fase d’uscita più vantaggiosa, ed hanno richiesto un ritorno alle soluzioni tradizionali del passato.

Ed ora veniamo a Sebastian Vettel. Il pilota non si discute  visto che ha sempre dimostrato di saper portare la “Gina” al proprio limite. Questo anche quando, come domenica in Messico, si è trattato di lanciarsi, dopo la lunga sosta ai box, in un inseguimento che a dire il vero aveva del surreale come possibile conquista della vittoria finale se chi lo precedeva, Verstappen e Bottas, in particolare, non avessero avuto problemi concreti. Il suo inseguimento aveva uno scopo: trovarsi nel posto giusto al momento giusto, qualora fosse successo quel qualcosa essendo ovvio. Era d’altronde ovvio che Raikkonen come aveva già fatto nel 2008 a favore di Felipe Massa, che domenica ha dimostrato una pervicacia ostinazione ed anche cattiveria subdola contro Vettel che non aveva ragione d’essere, gli avrebbe ceduto la  posizione.

Sebastian Vettel ha dimostrato di non sapere gestire con lucidità le due situazioni relative alla partenza di Singapore, inizio della fine, e quella di domenica. Ha voluto resistere strenuamente ad un attacco che gli è venuto da tutte parte. Sembrava una fetta di prosciutto pressata da tra fette di pane tostato: Verstappen e Bottas a destra e Hamilton a sinistra. Quest’ultimo non aveva nulla da perdere inquinanti questa mischia.

Ultima nota “tecnica” in Ferrari devono migliorare la fase dello stacco dallo stallo dello schieramento. Bisogna che la partenza messa in atto da Raikkonen a Singapore con un recupero immediato di 16 metri  agli avversari diventi lo standard