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Come la Brembo frena a Suzuka dopo 30 anni di F1

Il trittico di gare asiatico si chiude con il GP Giappone, 16° appuntamento del Mondiale 2017, in programma dal 6 all’8 ottobre al Suzuka International Racing Course. La Formula 1 ha esordito su questa pista 30 anni fa ma il circuito di proprietà della Honda fu inaugurato nel 1962.

Nelle prime edizioni diverse monoposto furono costrette a fermarsi per guasti ai freni, un problema che sembra ormai superato. Situato nell’omonima cittadina, nella prefettura di Mie, ha cambiato configurazione 4 volte, l’ultima nel 2003: in quell’occasione è cambiato il disegno della curva 130R che i piloti affrontano con il gas spalancato e della chicane che invece richiede l’uso dei freni.

Anche a Suzuka, come in tutti i tracciati molto “guidati”, i curvoni veloci richiedono un uso quasi insignificante dei freni: in 8 curve non sono minimamente usati (come alla Dunlop) e in altre 5 lo spazio di frenata non supera i 15 metri.

Le frenate brusche, cioè quelle in cui si perdono oltre 200 km/h di velocità, sono invece appena un paio. La vittoria potrebbe giocarsi proprio in questi punti e per inseguirla alcuni piloti potrebbero allungare oltre misura la frenata con il rischio di uscire fuori strada.

Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 20 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il Suzuka International Racing Course rientra nella categoria dei circuiti scarsamente impegnativi per i freni. La pista giapponese si è meritata un indice di difficoltà di 4, identico al valore ottenuto dai circuiti di Silverstone e Interlagos.

Le 18 curve del tracciato richiedono l’impiego dei freni in 10 occasioni per giro, per poco più di 13 secondi complessivi: in 5 curve, infatti, la frenata si protrae per meno di un secondo. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota frena per complessivi 11 minuti e mezzo. Un inizio a fronte dei 90 e passa minuti di gara

La quasi totale assenza di frenate da brivido si traduce in una decelerazione media sul giro di 3,3 g, record negativo del campionato. A Città del Messico si raggiungono i 3,4 g mentre a Shanghai la media è di 3,5 g. La somiglianza dei tre valori rischia però di trarre in inganno perché il tracciato messicano è altamente impegnativo per i freni e quello cinese si è guadagnato un punteggio di 6 su 10.

Essendoci poche curve contraddistinte da forti decelerazioni l’energia dissipata in frenata nel corso dell’intero GP da una monoposto è contenuto: 109 kWh, meno della metà del GP Singapore. Molto modesto è anche il carico esercitato  sul pedale del freno: 44 tonnellate

La frenata più impegnativa in assoluto è la curva 16, teatro di una perdita di velocità da 323 km/h a 95 km/h in soli 65 metri. Durante i 2,71 secondi di funzionamento dei freni i piloti esercitano un carico sul pedale di 119 kg e sono soggetti ad una decelerazione massima di 4,4 g.

Il carico sul pedale del freno è maggiore alla curva Degner (curva 9): 123 kg ma la frenata si protrae per meno spazio (34 metri) e tempo (1,45 secondi) perché le monoposto riescono ad affrontare la curva a 147 km/h e quindi perdono solo 114 km/h.

All’Hairpin (curva 11) il delta di velocità torna a superare i 200 km/h (da 282 km/h a 78 km/h) complice un ricorso ai freni per 2,56 secondi durante i quali le auto percorrono 58 metri. Minore è invece lo stress fisico per il pilota: 3,6 g di decelerazione e 105 kg di carico sul pedale del freno.

La Ferrari non vince a Suzuka dal 2004 ma Sebastian Vettel ha già trionfato su questa pista 4 volte con la Red Bull. Con un’ulteriore successo eguaglierebbe Michael Schumacher, il solo a vantare 5 successi a Suzuka con i freni Brembo.