Sepang. Se ma, mi, mo, mu. Non contano un bel niente. Sebastian Vettel in gara ha dimostrato il suo valore da iridato, la “Gina” gli ha dato tutta se stessa, Alonso altrettanto, ostacolandolo nel doppiaggio. Sono stati i doppiaggi, mentre tampinava Ricciardo, che ogni volta gli sono stati sfavorevole, almeno 1/2 ad ognuno di questi. Vettel ha percorso, 50 giri al ritmo di qualifica, sino a quando anche le gomme non lo hanno più assistito al 100% e lui stesso ha capito che erano meglio i punti certi del 4°posto, che nessuno gli poteva insidiare, che quelli più probanti ma incerti, oltre alla soddisfazione di salire sul podio dopo esser partito dall’ultima casella dello schieramento, del terzo posto. Ora il suo svantaggio nei confronti di Hamilton è salito a 34 punti, per cui è “sufficiente” vincere tutte le prossime gare, con Hamilton 2, che la matematica, 7×5 fa 35, lo va ad incoronare campione. Vista come è andata la sua monoposto per tutta la gara, c’è il rimpianto concreto della mancanza di affidabilità che si è presentata in qualifica sulla “Gina” ed in gara sulla gemella di Raikkonen. Con il finlandese in gara le cose potevano andare ancora meglio. Poi l’ultimo “dramma” del fine settimana in casa Ferrari, per fortuna a bandiera sventolata, uno speronamento che ha impedito a Vettel di tornare ai box da solo e non come passeggero della Sauber, in quanto la sospensione posteriore sinistra è stata divelta. Ultima nota il segreto nascosto nel volante della Ferrari SF70H che vettel si è tenuto ben stretto nel riportarlo ai box e non nell’abitacolo.
Categorie